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Giuseppe Cruciani sul caso-Parenzo: "Certa sinistra coccola i violenti"

Alessandro Gonzato
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«Sarebbe stato magnifico fare la trasmissione con Parenzo barricato dentro all’Università, ma non ci sono più i collettivi di una volta». Giuseppe Cruciani, tra i giornalisti più politicamente scorretti, da diciott’anni mattatore della “Zanzara”, fa la cronaca di “tutto il Parenzo minuto per minuto”. Un po’, parlando a Libero, ci scherza e prende in giro il collega e amico di mille puntate. Poi però “Crux”, come lo chiama il pubblico della “Zanzara” - un’umanità che spazia dai terrapiattisti, a giovani e attempate meretrici fino a improvvisati analisti politici, categorie che spesso coincidono – Cruciani, dicevamo, poi si fa serio e attacca la violenza e l’ipocrisia dei collettivi rossi. Questo il riassunto dei fatti. Venerdì, alla Sapienza di Roma, David Parenzo è stato contestato ferocemente dai gruppi pro-Palestina.

La sua colpa? Quella di essere orgogliosamente ebreo e, si capisce, filo-israeliano.
«Razzista», «sionista, vattene!». I contestatori hanno spaccato una vetrata e si sono fatti via via più minacciosi. Le forze dell’ordine hanno faticato per riportare la calma. Poi Parenzo ha potuto prendere la parola. Era stato invitato a un convegno su tutt’altro argomento. Il caos è scoppiato nel primo pomeriggio. “La Zanzara”, straordinario spaccato dei giorni nostri, su Radio24, comincia alle 18.30.

Cruciani, se Parenzo fosse stato contestato qualche ora dopo avreste scritto un’altra pagina di radiofonia: in diretta con l’assediato.
«Eh, ci è mancato poco. Pensi che David non era neanche sicuro di poter tornare a casa per collegarsi la sera. Ce l’ha fatta solo perché l’hanno scortato. Mentre gli gridavano qualsiasi cosa ero al telefono con lui...».

Cosa le diceva?
«“Giuseppe, è straordinario, gli studenti di destra mi difendono. Fuori gli altri stanno facendo di tutto”. Si sentiva un gran casino. Un progressista come Parenzo, che pur non ha bandiera politica, difeso da quelli che a sinistra chiamano “fascisti”. Gli urlavano “via i fascisti dalle università!”. Parenzo-fascista: vi rendete conto del cortocircuito? Che poi è la riprova che le categorie di “fascismo” e “antifascismo” non hanno più senso. Sono ridicole».

C’è una strategia della tensione?
«Sicuramente questi bravi ragazzi, si fa per dire chiaramente, sono coccolati da certe frange di intellettuali di sinistra, e anche da alcuni partiti».

Ci vede una regia?
«Questo non lo so. Di certo alcune università sono diventate la terra di nessuno, zone franche dove periodicamente questi gruppi si sentono liberi di agire. È successo di recente anche a Capezzone, e se andiamo indietro nel tempo l’elenco è lungo. Per fortuna comunque non siamo più negli anni ’70-’80, quando il clima era diverso».

I cortei contro Israele però sono sempre più violenti. Anche le manifestazioni per la festa della donna sono state fortemente politicizzate, come quelle del movimento “Non una di meno”.
«Manifestazioni ridicole».

Cosa intende?
«Ma come si fa a gridare contro il patriarcato e puttanate simili, e poi schierarsi dalla parte di chi tratta le donne e gli omosessuali peggio degli animali!».

La guerra tra Israele e Palestina è entrata anche alla “Zanzara”, con toni molto accesi. Anche lì sono arrivate minacce?
«Tutti i giorni».

Ci spieghi.
«L’8 ottobre, il giorno dopo la strage causata da Hamas, sono andato in onda e mi sono fatto fotografare avvolto nella bandiera di Israele, che sostengo fermamente. Da quel momento sui social mi è piovuto addosso di tutto: “Ti sgozziamo”, “Prendiamo anche tua figlia”, messaggi di questo tipo».

Ha denunciato?
«Ma no, io me ne fotto!».

Se ne fotte delle minacce di morte?
«Ma sì, sono dei coglioni: chi ti vuole far male non ti avvisa prima su Instagram».

È mai stato boicottato come Parenzo?
«Mah, qualche volta sì, ci hanno provato. Una volta sotto la radio sono venuti gli animalisti. Erano inferociti, però alla fine sono riuscito a parlarci, abbiamo avuto un confronto. Durante qualche convegno poi sono stato interrotto dalle urla di alcuni gruppi vegani, ma io non do peso a queste cose».

Torniamo a Israele e Palestina.
«Mediaticamente hanno vinto i filo-palestinesi, non c’è dubbio».

Si spieghi.
«Nessuno parla più degli stupri commessi dai terroristi islamici, la strage del 7 ottobre è stata coperta dall’immagine di Israele che vuole eliminare dalla faccia della terra tutti i palestinesi, Netanyahu viene rappresentato ogni giorno come un mostro».

Come siamo arrivati a questo punto?
«Per due ragioni: la prima è che la sinistra, mediaticamente, è stata più brava e ha fatto passare questa narrazione. La seconda è che Israele, ma sinceramente non saprei dare una spiegazione, se ne sbatte di cosa pensa l’opinione pubblica internazionale. Non so se sia un errore o meno, ma è così. In Italia è andata così anche per il problema dell’immigrazione clandestina».

Cioè?
«Ci pensi: la sinistra fa vedere le fotografie dei bambini che muoiono in mare e capovolge la comunicazione mettendo il centrodestra all’angolo. Capiamoci: non credo che si sia qualcuno che nega i morti nel Mediterraneo. Sono tragedie che accadono e purtroppo accadranno. Però non è che perché muoiono delle persone allora chi si oppone agli sbarchi di massa è un razzista. Anche questa cosa dei “due popoli due Stati”, poi...».

Cosa?
«Non significa niente. Siamo tutti dalla parte della pace, me ne trovi uno che vuole la guerra! Ma è un discorso alla Fratoianni, è una scatola vuota. Dentro questo slogan c’è il nulla».

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