Papa Leone XIV, l'agostiniano di Chicago che ama il Perù

Prevost è più prudente di Bergoglio e osteggia l'ideologia gender
di Elisa Calessivenerdì 9 maggio 2025
Papa Leone XIV, l'agostiniano di Chicago che ama il Perù
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Americano, ma a lungo missionario in Perù. Agostiniano, con una preparazione solida, su molti temi vicino a Papa Francesco, ma forse più prudente, almeno nelle parole. Yankee e latino-americano. Un carattere mite, schivo, capace di grande ascolto e di ponderazione. Ma anche in grado di commuoversi, come si è visto nel suo primo affaccio dalla Loggia, e di sentire il dolore degli ultimi (così lo ricordano in Perù). Nei giorni precedenti al Conclave, si era parlato di lui, Robert Francis Prevost, come possibile candidato di mediazione. Forse proprio per questi elementi contrastanti che segnano la sua figura. Anche se in molti non ci scommettevano per tre ragioni: l’età giovane relativamente al collegio cardinalizio (ha 69 anni), il fatto che sia cardinale da poco (dal 2023) e poi è americano, elemento ancora inusuale nel soglio pontificio. Ma lo Spirito Santo, si sa, non ascolta i bookmaker e nemmeno le analisi dei giornalisti.

Nato a Chicago il 14 settembre 1955 da Louis Marius Prevost, di origini francesi e italiane, e Mildred Martínez, di origini spagnole, ha due fratelli, Louis Martín e John Joseph. Trascorre l’infanzia e l’adolescenza negli Stati Uniti, studiando prima nel Seminario minore dei Padri Agostiniani e poi alla Villanova University, in Pennsylvania, dove, nel 1977, consegue la laurea in matematica e studia filosofia. Entra nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino nel 1977, prende i voti solenni nel 1981. Consegue la licenza e il dottorato in diritto canonico presso il Pontificio Ateneo di San Tommaso d’Aquino a Roma. La sua tesi di dottorato ha per titolo «Il ruolo del priore locale nell’Ordine di Sant’Agostino». Dopo la sua ordinazione sacerdotale nel 1982, Prevost si unisce alla missione agostiniana in Perù, prestando servizio a Chulucanas dal 1985 al 1986. L’anno successivo torna a Chicago, poi di nuovo in Perù dove rimane per i successivi dieci anni come responsabile del seminario agostiniano di Trujillo e docente di diritto canonico nel seminario diocesano.

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Tornato a Chicago, nel 2001 diventa priore dell’Ordine di Sant’Agostino, carica che mantiene fino al 2013. In quell’anno torna di nuovo in Perù, come vescovo di Chiclayo. Dieci anni dopo Bergoglio lo chiama a Roma, prima chiedendogli di presiedere il delicatissimo Dicastero che sceglie i vescovi di tutto il mondo, quindi facendolo cardinale. In questi due anni si è conquistato la stima di tanti porporati e monsignori della Curia, riuscendo a non essere stritolato dal clima non facile del Vaticano. Prevost parla correntemente spagnolo, portoghese, italiano e francese. Negli anni in Perù ha dimostrato una particolare attenzione agli emarginati e ai migranti. Non a caso ha scelto di chiamarsi come il Papa della Rerum Novarum, la prima enciclica sociale. Per questo, Francesco lo notò e lo volle portare a Roma, nominandolo anche presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina. Le sue doti di equilibrio si sono dimostrate nel 2023 quando, insieme al segretario di Stato Parolin, ha gestito il dossier della Chiesa tedesca, che spingeva per riforme molto più spinte, minacciando uno scisma.

In questi anni si è tenuto molto in disparte dai media. Ma dalle poche uscite fatte, si capisce che su molte posizioni è vicino alla visione di Papa Francesco riguardo all’ambiente, all’attenzione verso i poveri e i migranti e all’incontro con le persone là dove si trovano. «Il vescovo», ha detto l’anno scorso, «non dovrebbe essere un piccolo principe seduto nel suo regno». Allo stesso tempo, parlando dell’omosessualità, ha denunciato l’influenza dei media occidentali sulla cultura cattolica, parlando in passato di «stili di vita omosessuali» e di «famiglie alternative» in termini critici. In Perù si oppose all’introduzione di corsi sul gender nelle scuole, definendo la cosiddetta “ideologia di genere” come creatrice di «generi inesistenti» e di portatrice di confusione. Prevost è stato membro dei dicasteri per l’Evangelizzazione, per la Dottrina della Fede , per il Clero, per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, per la Cultura e l’Educazione e per i Testi legislativi.

È stato anche membro della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano. «Papa Francesco», sottolineava un paio di anni fa, «ha parlato di quattro tipi di vicinanza: vicinanza a Dio, ai fratelli vescovi, ai sacerdoti e a tutto il popolo di Dio. Non bisogna cedere alla tentazione di vivere isolati, separati in un palazzo, soddisfatti di un certo livello sociale o di un certo livello all’interno della Chiesa. E non dobbiamo nasconderci dietro un’idea di autorità che oggi non ha più senso. L’autorità che abbiamo è quella di servire, di accompagnare i sacerdoti, di essere pastori e maestri». Ha ripetuto sette volte la parola «pace», due volte «senza paura». Ha sottolineato l’importanza di camminare «insieme». Ora tocca a lui.

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