«Sigfrido Ranucci mi invita a metterci la faccia. Ma sono io che da giorni lo sto sfidando a mettercela lui, senza trincerarsi dietro ricostruzioni artefatte con il taglia e cuci». Agostino Ghiglia è il bersaglio di Report. L’ex deputato di Alleanza Nazionale, dal 2020 è membro dell’Autorità garante per la Privacy, eletto dal Parlamento.
È finito nel mirino dopo che l’Autorità ha comminato una sanzione da 150mila euro alla Rai perché Ranucci ha pubblicato la registrazione della telefonata personalissima tra l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e la moglie. Parlavano di Maria Rosaria Boccia, che ai tempi aveva una relazione con il politico ed era stagista al ministero, e oggi è indagata per interferenze illecite nella vita privata, stalking aggravato, lesioni personali, truffa, diffamazione e altro. È stata questa specchiata signora a registrare la telefonata poi divulgata dai segugi di Report.
Report, Ghiglia invia una diffida: "Molto grave". Ranucci tira dritto
Agostino Ghiglia, membro del Garante per la Privacy, invia alla redazione di Report una diffida contro la messa in onda ...LA MULTA
Ranucci fa la vittima per questa multa, ma non pagherà un euro. I suoi scoop, le sue battaglie, i suoi comportamenti discutibili sono a carico del contribuente che versa il canone. La puntata di ieri del format è stata dominata dai 47 minuti di character assassination mirati a danneggiare l’immagine di Ghiglia, il membro di destra dell’Autorità che ha emesso la condanna, benché il suo voto non sia risultato decisivo. La multa è stata decisa da tre componenti su quattro, compreso il presidente, di nomina del Pd, il cui voto vale doppio.
Non ci vuole un genio per dedurre che, attraverso la demolizione dell’uomo indicato da Fdi, si punti a screditare il governo. «Ho chiesto ripetutamente a Ranucci un faccia a faccia in diretta, nel quale lui avrebbe potuto farmi tutte le domande che voleva, provare anche a mettermi in difficoltà. Ma lui scappa, si trincerà dietro alla scusa che è un format registrato» lamenta Ghiglia, che si ritiene un perseguitato. «Sono stato pedinato, la mia corrispondenza, privata e di lavoro, è stata messa alla berlina, ogni giorno viene pubblicato un contenuto sui social per infangarmi. Siamo ben oltre quello che è successo a Sangiuliano e per cui Report è stato multato. Qui siamo alla violazione della corrispondenza e all’accesso abusivo ai sistemi informatici. E' un fatto gravissimo, che dovrebbe preoccupare anche i miei detrattori».
Ma cosa avrebbe chiesto il membro dell’Autorità a Ranucci? «Per cinquanta volte gli avrei fatto la stessa domanda», spiega Ghiglia: «Come avete fatto a intromettervi nelle mie chat? Chi ve le ha date? Avete violato sistemi informatici pubblici? Qualcuno si ricorda che l’articolo 15 della Costituzione tutela “la libertà e la segretezza della corrispondenza?”». Domande che non avranno risposta, a meno che il garante non denunci e faccia intervenire le Procure. «Una cosa su cui sto riflettendo, visto che io l’avvocato lo pagherei mentre al denunciato lo pagherebbero».
Sulla correttezza della sanzione comminata, l’ex parlamentare di An non ha dubbi, la definisce «congrua» e fa notare che avrebbe potuto fare come Ponzio Pilato e lavarsene le mani, non votando, «e allora, visto che il mio apporto è stato ininfluente, avrebbero dovuto scrivere che il Pd condanna Ranucci». Ma Ghiglia non l’ha fatto, «perché quando si ha un incarico, bisogna assumersene la responsabilità». La cosa veramente particolare di questa vicenda è l’abilità del conduttore di Report di costringere tutti a guardare al dito anziché alla Luna. Lui sputtana una collega Rai, la moglie di Sangiuliano, che lo accusa di «averla voluta umiliare, sapendo molto bene di trasmettere un audio che non aggiungeva nulla alla notizia». Il suo comportamento discutibile gli procura una multa che pagheremo noi, e Sigfrido parla d’altro. Alla vigilia della sanzione, Ghiglia è in via della Scrofa, sede di Fdi, del Secolo d’Italia e di altri uffici e fondazioni. Vede Italo Bocchino, come da appuntamento, per parlare del libro che gli ha chiesto di presentargli a Bologna. Poi passa a salutare Arianna Meloni, in un altro appartamento, per qualche minuto.
E qui scatta il teorema di Report: la sanzione alla trasmissione sarebbe l’esecuzione di un ordine della sorella d’Italia. Già, ma chi l’avrebbe ordinato al presidente dell’Autorità, che è del Pd? E perché esporsi, se perfino la componente di sinistra biasimava i metodi del giornalista? Ranucci non sa né se lo chiede. Esibisce però una mail personale di Ghiglia, che non è dato sapere come si è procurato, in cui lui comunicava: «Vado da Arianna». Beccato?
«E' un modo di dire che abbiamo per comunicare che stiamo andando nell’edificio della sede del partito», taglia corto l’interessato, che era stato avvistato in strada da un passante - un affezionato telespettatore? - che avrebbe poi avvisato Report. Tu guarda il caso. Poiché ieri è stata la puntata dei sospetti, ci sta anche quello del pedinamento.
Il servizio si snoda su supposizioni: si sostiene che Ghiglia non volesse sanzionare la trasmissione ma poi abbia cambiato idea. Come mai? Non viene detto, ma si fa intuire che è a causa dell’incontro in via della Scrofa con Arianna Meloni. Ranucci indugia sull’incertezza del membro dell’Autorità, che però il suddetto non ammette, specificando a Libero di essere certo della sanzione. Ricostruzioni, supposti complotti, retroscena: una cortina di fumo dove non si coglie il punto: la pubblicazione da parte di Report di una telefonata privata che umilia una dipendente Rai innocente. Non uno scoop ma un affronto inutile, visto che la vicenda era nota a tutti e Sangiliuano l’ha ricostruita tra le lacrime in un’intervista al Tg1.
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La domanda inevasa resta però quella che Ghiglia non ha potuto fare a Ranucci: come fa a essere in possesso di comunicazioni riservate? Chi gliele ha date e a che scopo? Più che di un’inchiesta giornalistica, il tutto ha il sapore di una spalmata di fango gratuito sull’Autorità di Garanzia, con calcio finale anche al presidente della stessa, indicato dal Pd e quindi traditore due volte.
Banalità, informazioni inessenziali riportate con il tono di chi avesse scoperto l’assassino di John Fitzgerald Kennedy. Ma ognuno fa gli scoop che può. L’importante non è la sostanza, ma la panna che si è capaci di montargli intorno. Se poi da Report si spara su Rai3, «il pubblico è ammaestrato e non fa paura», come canterebbe Francesco Guccini. Le sanzioni nemmeno. Un peccato. La solidarietà totale a Ranucci resta per l’attentato che ha subito un paio di settimane fa. Però questo non autorizza a deglutire come manna dal cielo tutto il fango che il giornalista manda in onda.




