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Campanella, il senatore M5s a furia di tagliare lo stipendio, ci rimetto

Lucia Esposito
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C'è chi dice no. Chi non accetta il taglia-taglia degli stipendi, le sforbiciate di Grillo alle remunerazioni dei parlamentari e senza mezze parole ammette: "Non mi conviene stare qui, me ne torno in Sicilia". E' il senatore grillino Francesco Campanella che rilascia un'intervista al Fatto Quotidiano e si toglie uno ad uno i sassolini dalle scarpe. "Se si continua a tagliare l'indennità fare il parlamentare diventa un problema".  Campanella ha fatto due conti e, alla fine, tra viaggi, collaboratori da assumere i soldi sono poci. Secondo lui dovrebbe esistere una sola regola, quella del rendiconto ovvero saper dimostrare come si è speso fino all'ultimo euro. Campanella ammette  di non aver visto neanche un soldo finora, di aver anticipato di tasca sua tutto quanto finora gli è servito. Dice: "Se va avanti così siamo finiti. Non siamo riusciti a cercare casa, quindi siamo stati sempre in albergo. A cena siamo andati sempre qui nei dintorni di palazzo Madama. Diciamo la verità, ci hanno fatto penare. E poi ci mancava il Papa. Tra dimissioni, conclave e nuovo Pontefice, i prezzi sono schizzati a livelli assurdi". Campanella che è un dipendente della Regione Sicilia sostiene che i pizzini, cioè le ricevute sono "una iattura" perché li perdeva sempre. Campanella fa un confronto con quanto guadagnava come dipendente pubblico ed è un calcolo in perdita: "In dodicesimi prendevo 2732 euro. Francamente, non vorrei rimetterci.

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