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Carlo Nordio, gravissima accusa alla magistratura: "Da Salvini a Renzi, così umiliano la politica"

Davide Locano
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I magistrati, in Italia, fanno politica: il segreto di Pulcinella, basti pensare alle odissee giudiziarie a cui è stato sottoposto Silvio Berlusconi per un ventennio. E il fatto che le toghe intervengano sulla politica lo dimostrano in maniera piuttosto lampante i due grossi casi degli ultimi giorni: la richiesta di autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini per il caso Diciotti e gli arresti domiciliari a cui sono stati confinati i genitori di Matteo Renzi. Due circostanze sulle quali si esprime, con toni durissimi, l'ex magistrato Carlo Nordio. Lo fa su Il Messaggero, in un editoriale dal titolo eloquente: "La giustizia boomberang che distrugge la politica". Si parte dal caso-Diciotti e da Salvini, sul quale Nordio afferma: "È stato creato un gigantesco polverone su una materia che quasi nessuno si era dato la briga di studiare. Perché il caso di Salvini era del tutto nuovo, e giustamente il presidente Gasparri ha detto che questo provvedimento farà giurisprudenza. Perché qui non si trattava affatto della solita immunità dietro la quale molti politici si sono riparati dalle indagini giudiziarie, ma di una garanzia ministeriale prevista da una legge costituzionale che ne affida la valutazione al vaglio politico. Cosicché - prosegue - anche la petulante litania che nessuno è al disopra della legge suonava e suona come una contraddizione, perché è proprio questa Legge a dire che in presenza di un reato - ammesso che ci sia - il ministro non può esser processato se ha agito per un preminente interesse dello Stato". Leggi anche: Ong, Carlo Nordio zittisce Laura Boldrini Per Nordio, in tutto ciò, "la vittima maggiore è stata la Politica - nel suo senso più alto - che ancora una volta è sembrata succube dell'iniziativa della magistratura. Intendiamoci. Il Tribunale dei Ministri ha fatto il suo dovere mandando tutto al Senato. Incidentalmente notiamo - e siamo a un passaggio fondamentale del fondo dell'ex magistrato - che se avesse voluto davvero perseguitare Salvini non avrebbe riconosciuto la ministerialità del presunto reato, e lo avrebbe affidato alla giurisdizione ordinaria". Dunque Nordio ricorda come sul caso-Diciotti la sinistra sia tornata manettara e giustizialista, vanificando le "timide promesse di garantismo" che, inizialmente, arrivarono da Renzi. Lo stesso Renzi colpito a stretto giro di posta dalla notizia di babbo Tiziano e mamma Laura Bovoli agli arresti domiciliari. "Provvedimento discutibile - riprende Nordio -, perché una custodia cautelare a carico di due settantenni incensurati, per fatti avvenuti anni addietro, emessa quattro mesi dopo la richiesta del pubblico ministero, lascia assai perplessi". Ma sono le conclusioni a cui arriva l'ex magistrato ad essere pesanti, a tratti inquietanti: "In questa oscillazione di garantismi a senso unico e di confusione dei ruoli, la politica ha perso un' ottima occasione per affrancarsi dalla pesante ipoteca costituita dalle indagini giudiziarie, che da vent'anni la condiziona e talvolta la umilia. Il rifiuto di processare Salvini va infatti ben oltre la persona del ministro e dei componenti del governo. Sarebbe il primo passo per affermare la preminenza della politica sulla giurisdizione, quando è la stessa Costituzione a riconoscere questa necessità. Mentre questo incoraggiante indizio si è dissolto davanti ai cartelli dei democratici e al gesto manettaro del senatore Giarrusso, che agendo d'istinto ha rivelato quell'aspirazione giustizialista che per un attimo era sembrata sopita".

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