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Silvio Berlusconi, la Consulta respinge il ricorso sulla legge Merlin: perché per lui è una grana

Gino Coala
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"La Corte costituzionale, riunita in camera di consiglio, ha deciso le questioni sulla legge Merlin sollevate dalla Corte d'appello di Bari e discusse nell'udienza pubblica del 5 febbraio 2019". È quanto si legge in una nota della Consulta che ha dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai giudici baresi, nel corso del processo in cui è coinvolto anche Silvio Berlusconi, che "sostenevano, in particolare, che la prostituzione è un'espressione della libertà sessuale tutelata dalla Costituzione e che, pertanto, punire chi svolge un'attività di intermediazione tra prostituta e cliente o di favoreggiamento della prostituzione equivarrebbe a compromettere l'esercizio tanto della libertà sessuale quanto della libertà di iniziativa economica della prostituta, colpendo condotte di terzi non lesive di alcun bene giuridico". Leggi anche: Vittorio Feltri, sentenza sotto le lenzuola: "Case chiuse? Se una donne vuole darla via..." "La Corte costituzionale - si legge nella nota - ha ritenuto che non è in contrasto con la Costituzione la scelta di politica criminale operata con la legge Merlin, quella cioè di configurare la prostituzione come un'attività in sé lecita ma al tempo stesso di punire tutte le condotte di terzi che la agevolino o la sfruttino. Inoltre, la Corte ha ritenuto che il reato di favoreggiamento della prostituzione non contrasta con il principio di determinatezza e tassatività della fattispecie penale".

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