"Referendum, delusione a sinistra. Ma in 14 milioni avvertono Meloni": con questo titolo in prima pagina il quotidiano Domani si fa portavoce dell'ultima convinzione della sinistra. Dopo il fallimento dei cinque quesiti su lavoro e cittadinanza, per cui non è stato raggiunto il quorum ma ci si è fermati a un misero 30%, le opposizioni stanno cercando comunque una scorciatoia, una via d'uscita. In che modo? Intestandosi il numero totale di elettori che tra domenica 8 e lunedì 9 giugno sono andati alle urne.
Quest'ultima operazione, da cui emerge una sinistra all'ultima spiaggia, mette in evidenza due cose: la prima è che nel totale di elettori i compagni hanno evidentemente dimenticato di contare i cittadini che sono andati a votare "no", dichiarandosi quindi contrari alle loro istanze, e la seconda è una forte mancanza di rispetto nei confronti di chi è andato a dire la propria opinione pur non essendo affatto di centrosinistra e, di conseguenza, contrario al governo di Giorgia Meloni. Non tutti quelli che sono andati a votare e che magari hanno anche votato "sì" condividono le stesse idee dei partiti che hanno promosso i referendum. Il rischio è quello di una eccessiva semplificazione e dunque di una rappresentazione distorta del consenso.
Fdi inchioda Schlein: "Hai perso come un anno fa", la data maledetta
Elly Schlein non si dà pace. Di fatto non vuole riconoscere la sconfitta del referendum e si arrampica sugli spec...Il Domani, quindi, di quale "avvertimento" parla? La convinzione con cui Pd, M5s e Avs cercano di consolarsi dopo il dramma del voto non regge. Tutto è partito dalle dichiarazioni con cui la segretaria del Pd, Elly Schlein, non facendo alcun tipo di autocritica, ha commentato l'esito della consultazione elettorale: "Per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022". L'assurda teoria delle opposizioni, infatti, è che il numero di elettori andati alle urne, secondo loro superiore a quello che ha portato all'elezione di Meloni, rappresenterebbe una sorta di avviso di sfratto al governo. Peccato, però, che paragonare i voti di oggi con quelli delle politiche del 2022 non ha alcun tipo di senso dal momento che i referendum abrogativi e le elezioni politiche sono strumenti molto diversi.

Per di più non ci sarebbe neanche nulla di vero: come riportato da YouTrend, infatti, il centrodestra nel 2022 ha preso più voti dei "sì" ai referendum. I quattro partiti della coalizione di centrodestra che oggi sostengono il governo Meloni – Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati – hanno raccolto circa 12,3 milioni di voti, dunque un numero più alto dei "sì" ai referendum. I due quesiti sul reintegro in caso di licenziamento illegittimo e sulle causali nei contratti a termine hanno raccolto entrambi circa 12,2 milioni di "sì", mentre gli altri due quesiti sul lavoro ne hanno raccolti poco più di 12 milioni. Per la cittadinanza i "sì" sono stati invece circa 9 milioni.