Se si dovesse racchiudere, in due parole, la campagna elettorale di Edmondo Cirielli in Campania, queste sarebbero impegno e dignità. L’impegno nel proporre soluzioni allo sfascio di 10 anni di malgoverno della sinistra; la dignità da restituire a una terra trattata come merce di scambio politico-elettorale dai cosiddetti progressisti.
Viceministro Cirielli, il centrodestra ha proposto la riapertura del condono 2003 che fu negato solo ai campani, all’epoca, in tutt'Italia. I vostri avversari vi accusano di strizzare l’occhio all’illegalità.
«Credo che a sinistra facciano caciara perché sanno che è una ingiustizia che hanno volontariamente inflitto ai cittadini nei 10 anni in cui hanno governato la Regione Campania. I 10 annidi governo del Pd di Vincenzo De Luca, ereditati oggi da Roberto Fico. Sul condono non c'è molto da discutere: noi abbiamo ragione e vogliamo restituire un diritto, strappato e calpestato dal Partito democratico, ai campani. Ricordo che la Corte Costituzionale ha bocciato la linea della Campania sul condono 2003, ma pare che a nessuno interessi da quelle parti...».
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Per il centrodestra che punta sulla regolarizzazione edilizia, c’è il Movimento grillino che invece sfodera il sempiterno reddito di cittadinanza, stavolta regionale. È preoccupato dal potenziale elettorale di questa promessa?
«No, anche perché lo stesso Fico non ne ha più parlato. Anzi, ha spiegato che il reddito che lui ha in mente è quello di formazione. In pratica, ciò che il Governo già sta facendo col ministro Calderone e che, peraltro, ho io stesso lanciato all’inizio della campagna elettorale».
E in che cosa consiste?
«Dobbiamo implementare, dal punto di vista finanziario, avendo i soldi del Fondo sociale europeo, il programma Supporto per la Formazione e il Lavoro, che è di per sé già un reddito di formazione. Ma irrobustirlo in chiave strategica, ovviamente, anche grazie alla collaborazione delle associazioni di categoria, agli ordini professionali e ai datori di lavoro, per farne davvero uno strumento di crescita per l’intero territorio e per il comparto occupazionale».
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Lei ha impostato una campagna elettorale netta nei contenuti, ma senza inseguire lo scontro frontale con Fico a tutti i costi. Come mai?
«Sono fatto così, sono un ufficiale dei carabinieri e ricopro il ruolo di viceministro degli Esteri, sono sempre stato un uomo delle istituzioni. E, quindi, ritengo che sia in ogni caso doveroso, da parte dei candidati, assumere atteggiamenti di correttezza, pur nella differenza delle posizioni. Noi rappresentiamo centinaia di migliaia di persone, anzi milioni di persone, e non dobbiamo scadere nella contrapposizione personale. Siamo in democrazia, è giusto dividersi sulle proposte e sulle possibili soluzioni, ma è scorretto delegittimare l’avversario».
Intanto, però, il suo diretto competitor non si è presentato al confronto tv in Rai con lei e gli altri candidati. Che idea si è fatto?
«Nel precedente dibattito, Fico è andato molto male e forse i suoi spin-doctor gli hanno consigliato di defilarsi per non rischiare di perdere altri voti. Una scelta legittima, ci mancherebbe, ma questi sono gli stessi che a parole rispettano la stampa, il pluralismo, il servizio pubblico e che, poi, al momento di chiarire davanti agli elettori il programma di governo di una regione bellissima e complessa, come la Campania, scappano. È una scorrettezza, a maggior ragione considerando che aveva assicurato la sua presenza. Fico ha dimostrato di non avere rispetto non solo degli elettori, ma anche dei principi basilari della democrazia. Sono democratici a parole, un classico». Altro tema sensibile è la sanità. Il Pd ritiene che sia stata strumentalizzata in chiave elettorale. Che cosa risponde?
«Tutti sappiamo in che condizioni è la sanità campana. Basta chiederlo a un qualsiasi cittadino che avrà tante disavventure da raccontare... Siamo davanti a una situazione disastrosa, e non lo sostiene il Governo. Ma l’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Abbiamo la metà delle ambulenze, il minor numero di medici in proporzione alla popolazione, le liste d’attesa sono lunghissime, come hanno rilevato anche alcune trasmissioni televisive più vicine alla sinistra; la lista delle criticità sarebbe infinita. Certo è che il bluff è stato scoperto e purtroppo in Campania dobbiamo fare i conti con il diritto all’assistenza che non viene garantito».
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Quali sarebbero le due misure-chiave della sua presidenza, se fosse eletto governatore della Campania?
«Dobbiamo utilizzare i tetti di spesa per assumere nuovi medici, infermieri e per rivedere profondamente il piano ospedaliero. Poi ci occuperemo di sostenere le politiche del lavoro per impedire la fuga dei nostri giovani dalla Campania, senza dimenticare di offrire occasioni di sviluppo e di crescita al mondo imprenditoriale che è e resta uno dei perni centrali del territorio perché crea lavoro».
Lei ha proposto anche un ritocco alle pensioni minime: da dove prenderebbe i soldi?
«Ci sono le risorse del Fondo sociale europeo che possiamo utilizzare per incrementare di 100 euro gli assegni previdenziali più bassi. Mi sono informato sia con l’Inps che con il Ministero, e non ci sono controindicazioni, checché ne dica Fico. Si tratta di un atto di giustizia sociale che ha un particolare valore per chi, come me, crede nella Dottrina Sociale della Chiesa. Gli ultimi non vanno mai lasciati indietro».




