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Fabio Fazio, da Saviano, insulti e minacce al governo: "Destra xenofoba, che fine farete"

 Fazio e Saviano

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Si aspettava una dichiarazione di Roberto Saviano sul suo amico Fabio Fazio e finalmente è arrivata. È una dichiarazione di guerra al governo Meloni. In un lungo post pubblicato sul suo profilo Twitter, infatti, l'autore di Gomorra precisa che non è vero che Fazio "lascia la Rai", perché "Fazio viene cacciato dalla Rai. Questa è la verità. Fabio Fazio in Rai ha sempre svolto il suo lavoro come pochissimi professionisti avrebbero saputo fare. Fabio Fazio viene cacciato dalla Rai perché del suo spazio questa destra xenofoba ha bisogno. Non per imporre la propria egemonia culturale, ma per imporre la propria egemonia. Di culturale questa destra xenofoba non ha proprio nulla. Evidentemente sono state troppe le promesse fatte in campagna elettorale e ora vanno mantenute", attacca Saviano.

 

 

Parole durissime le sue. E non finisce qui. "Ringrazio Fabio che mi ha consentito di parlare di infiltrazioni criminali nel tessuto imprenditoriale del Nord, che mi ha permesso di disambiguare la comunicazione che alcuni quotidiani campani (premiati ad Atreju da Giorgia Meloni) fanno, come quando hanno insinuato che Don Peppe Diana fosse stato ucciso perché nascondeva armi mentre decantavano le doti amatorie di Nunzio De Falco, il mandante dell’omicidio di Don Diana. Questo è il giornalismo che piace al governo Meloni".

E ancora Saviano ricorda che è stato da Fazio "che, per la prima volta, ho raccontato di Anna Politkovskaja", e a "Vieni via con me abbiamo raccontato la storia d’amore tra Mina e Piero Welby, affrontando il tabù dell’eutanasia. Miracoli che solo la televisione che adempie alla sua missione può fare". "Miracoli" che evidentemente una Rai improntata a destra secondo lo scrittore non riusciranno. "Siamo fatti delle parole che utilizziamo, siamo fatti dei racconti che facciamo, siamo i punti di vista che sposiamo. E questo governo è il peggio che ci potesse capitare".

 

 

Quindi l'attacco finale al vicepremier e leader della Lega: "A Salvini mi sento di dire: non è che, perché uno parla di libri, deve starle per forza antipatico. I traumi personali ognuno deve elaborarli da solo. E, ministro, non immagina nemmeno quante persone 'Bella ciao' aspettano di poterla cantare quando presto - per le vostre stesse scelte d’incompetenza - cadrete".

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