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Giuseppe Cruciani e il primo incontro con Feltri: "Non rompesse i cog***i"

Giuseppe Cruciani
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Vittorio Feltri mi ha fatto il primo contratto di assunzione, al mitologico Indipendente, e non so se il giornalismo abbia fatto un buon affare; comunque era in corso la campagna elettorale tra Fini e Rutelli per il Campidoglio e voleva uno sveglio, o presunto tale, che facesse le pulci al progressista; al caporedattore confessai: ma io voto Rutelli, come faccio? Quando Vittorio lo venne a sapere, bofonchiò: ma chi è questo, non rompesse i coglioni, a me non frega nulla di sapere chi vota, porti le notizie o se ne torni a casa.

 

 

 

L’uomo è fatto così: se sei capace, puoi anche essere il figlio di Belzebù, e però sei sicuro di trovare accoglienza; se invece sei una pippa, a suo insindacabile giudizio, nemmeno un cognome di rango può salvarti dall’indifferenza.

Anni dopo, voleva portarmi al nascituro Libero, per reiterare il crimine, però ero già avvolto dalle fauci della radio e rifiutai. Mi disse: fai bene, qui del domani non vi è certezza, resta dove sei che l’etere è il tuo dominio. Aveva ragione, e oggi che compie 80 anni, devo dirgli mille volte grazie: caro Vittorio, senza il tuo cinismo, senza il tuo sguardo disincantato, senza la tua incredibile capacità di cogliere gli umori della società e catturare i lettori, senza i tuoi consigli pratici e feroci, senza il tuo fottertene delle ideologie e degli schieramenti politici, non avrei combinato una beneamata mazza.

 

 

 

D’altra parte, e non parlo per me, credo che Feltri sia stato e sia ancora un grande scopritore e lanciatore di talenti, ovviamente parlo di scriba, insomma giornalisti della carta stampata: gli debbono riconoscenza e carriera molti direttori e non solo direttori che oggi vanno per la maggiore. Chi non lo riconosce, è solo perché all’idiozia non c’è rimedio. Chi può vantare di aver dato nome a un genere? E il feltrismo cos’è stato, in fondo, se non una scrittura popolare, comprensibile, una titolazione aggressiva e partigiana, e appunto per questo capace di creare una comunità di fedelissimi attaccati al tuo nome e al tuo giornale? Ecco i giornali, il suo mondo amatissimo; a ottant’anni Vittorio sa benissimo che sono in declino e come per magia, mentre intorno a lui divampa l’inferno di crisi e tramonti, resta popolarissimo grazie alla tv e ai social, quasi a sua insaputa. L’uomo meno tecnologico che abbia mai conosciuto impazza ottuagenario su tik tok, con le sue battute, le sue provocazioni, le sue stilettate. L’ultima, che scandalizza solo gli ipocriti, è il suo attaccamento ai soldi. Tutto vero. Non ha mai nascosto di essere diventato ricco grazie al giornalismo e ad alcune botte di culo (parole sue). Il risultato è che gli invidiosi lo criticano per questo suo parlare chiaro, senza filtri: arrivarci, alla sua età, con un cervello così e col suo portafoglio. Tanto di cappello. Dunque il denaro serve, eccome se serve. Tutte cazzate quelle che raccontano: serve soprattutto, me lo hai sempre detto tu Vittorio, a dire di no agli stronzi. Auguri. 

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