Matteo Ricci, imbarazzo in diretta: Licia Ronzulli lo inchioda

di Claudio Brigliadorilunedì 28 luglio 2025
Matteo Ricci, imbarazzo in diretta: Licia Ronzulli lo inchioda
2' di lettura

I campioni olimpici di scaricabarile (e di imbarazzo) in diretta. La puntata è quella del «che c’entro io», ai limiti del grottesco. Anzi, oltre i confini della realtà. Matteo Ricci, ospite in collegamento di L’aria che tira su La7, si difende goffamente riguardo all’inchiesta che lo vede indagato a Pesaro nell’affaire Affidopoli e alla fine, forse, è l’avversaria Licia Ronzulli a regalare una carezza all’ex sindaco, oggi europarlamentare del Pd e candidato governatore del centrosinistra alle elezioni regionali delle Marche a settembre. «Benvenuto nel club, ha tutta la mia solidarietà. Prova sulla sua pelle cosa vuol dire ricevere un avviso di garanzia sul nulla», commenta in studio senatrice di Forza Italia e vicepresidente di Palazzo Madama. «Noi facciamo politica per la popolarità, col consenso si viene eletti, facciamo eventi per la città, per avere un consenso maggiore e cercare di governare la città. I pm devono fare il loro lavoro se c’è della corruzione, non se c'è una raccolta di consenso».

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Detto questo, però, la Ronzulli in pochi secondi evidenzia tutte le contraddizioni dei progressisti. «Non mi piace il garantismo a minuti alternati. E non piace sentir dire “io non ho visto, non sapevo”. Siamo garantisti sempre, io in quanto garantista dico che aspetto l'inchiesta anche per i suoi collaboratori, che ha scelto lui».

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Invece Ricci ha giocato proprio la carta del più plateale scaricabarile. «Intanto nell’atto che mi è arrivato, il beneficio che ne avrei avuto non è un beneficio patrimoniale - ha spiegato il dem, per 10 anni sindaco di Pesaro prima di sbarcare in Europa la scorsa estate -, Quindi il procuratore stesso esclude che ci sia qualsiasi tipo di coinvolgimento in termini di soldi da parte mia. Il vantaggio che avrei avuto è un vantaggio di consenso politico. In verità per 15 anni da amministratore locale non mi sono mai occupato di affidamenti pubblici. Mi sono sempre fidato dei miei collaboratori. In questo caso di un ex collaboratore che mi organizzava gli eventi. Del resto quando uno fa il sindaco o si fida dei propri collaboratori o la macchina amministrativa non va avanti. Se c'è un mio ex collaboratore che ha sbagliato, la responsabilità è sua. Che c’entro io? Se il mio collaboratore ha sbagliato tradendo la mia fiducia, sia il sindaco sia il Comune sono parte lesa perché è evidente che se qualcuno ha nascosto qualcosa a me o all’amministrazione o si è approfittata del ruolo che aveva per fare gli affari suoi, io sono parte lesa. Si tratta di un danno per me».

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