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Il dramma di Roberto Pruzzo: "Ogni tanto penso al suicidio"

Gian Marco Crevatin
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"Ogni tanto penso che sia giunto il momento di togliermi dai coglioni..." Senza troppi giri di parole Roberto Pruzzo, classe 55, bomber della Roma a cavallo tra gli anni Settata e Ottanta, ammette di aver pensato al suicidio. Nel corso dell'autobiografia (chiamata appunto "Bomber - la storia di un numero 9 normale o quasi", scritto a quattro mani con Susanna Marcellin) l'ex attaccante di Roma e Fiorentina racconta di quanto "La vita continui ad essere una sfida, come quand'ero sul campo, innanzitutto con me stesso". La confessione - Per fortuna ci sono gli amici e la moglie e tutti "quelli che riescono a farmi tornare il sorriso allontanando l'uomo nero che ogni tanto mi viene a trovare, gli stessi che riescono a farmi pensare che forse in fondo è meglio aspettare un altro po'". Una biografia malinconica, che esalta più i momenti di difficoltà rispetto a quelli di gioia ed esaltazione: "Cosa mi resta della mia carriera da centravanti? I gol sbagliati e le sconfitte. Delle vittorie ho goduto poco, perché sono subito volate via. Le sconfitte no, sono rimaste qui. E ancora ci combatto. La retrocessione in B del Genoa causata anche da un mio rigore sbagliato e la finale di Coppa Campioni persa con il Liverpool (nonostante il mio gol...) ancora mi vengono a trovare ogni tanto". Sul calcio attuale infine, non si espone più di tanto Roberto Pruzzo, che una vera e propria passione per lo sport che gli ha condizionato la vita non ce l'ha mai avuta. "Il calcio attuale? Noioso, ma in realtà non mi è mai piaciuto - ammette il bomber - Mi sono dovuto appassionare per forza..."

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