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Milan, perché il Milan può tornare in vendita: dopo le scoperte su Yonghong Li...

Andrea Tempestini
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Ti svegli una mattina e leggi il New York Times che supportato da una maxi-inchiesta di tre giornalisti tratta il proprietario della tua squadra del cuore alla stregua di “un truffatore". Non fai neanche in tempo a riprenderti dalla “scoppola” che 24 ore dopo spunta lo spagnolo Marca che anticipa, con un articolo a dir il vero abbastanza stringato e poco dettagliato, il responso dell'Uefa sulla “sostenibilità” del tuo piano industriale e ipotizza che il Milan sarà escluso dalle competizioni europee. Al di là delle smentite del caso, dal club di via Aldo Rossi fanno sapere di aver inviato ulteriori documenti in Europa e di aspettare una risposta entro l'8 di dicembre, anche il tifoso rossonero più ingenuo e privo di malizia capirebbe che c'è qualcosa di profondo che non va. E che nei prossimi giorni molte delle cose che oggi sembrano poco chiare diventeranno trasparenti. La prima partita si gioca a Nyon dove c'è la sede dell'Uefa. Anche se dovesse essere respinta la richiesta di Fassone sul voluntary agreement (accordo senza penalizzazioni) e probabile che alla fine si arrivi a un'intesa diversa sul modello di Roma e Inter con la condanna a una multa e a un mercato super-ridotto. Insomma l'esclusione dalle coppe sarebbe solo un extrema ratio e comunque a Libero risulta che l'Uefa sarebbe preoccupata soprattutto per i maxi-ricavi ipotizzati sul mercato cinese (90 milioni nella stagione 2017-18, 183 in quella successiva) e per la reale consistenza delle ricchezze di Yonghong Li. Tant'è che l'eventuale mancata partecipazione alla Champions League - di cui scrive Marca - non sarebbe l'elemento decisivo per la decisione dei controllori di Nyon. Ma veniamo al vero match, quello che si gioca sul campo della finanza. Come sappiamo, infatti, Mister Li deve restituire 360 milioni al fondo Usa Elliott e se non riuscirà ad onorare il suo debito entro il 15 ottobre del 2018 il Milan finirà nelle mani degli americani. Morale? L'ad Fassone ha scelto Highbridge, un altro fondo che fa capo a Jp Morgan, per rifinanziare il prestito con Elliott. Cioè per ottenere più soldi (almeno 400 milioni) allungare la scadenza (2023) e ridurre gli interessi (8%?). Ma siamo ancora agli inizi. Highbridge, infatti, sta controllando i conti del Milan e a breve dovrebbe dare una risposta. Positiva? Probabilmente sì sul debito sotto, i 128 (150 con gli interessi) contratti dall'Ac Milan. Quasi sicuramente negativa, invece, sul debito sopra, i 180 (con gli interessi diventano 210) che fanno riferimento alla Rossoneri Lux, la scatola lussemburghese con la quale Yonghong Li controlla i rossoneri. Uscendo dai tecnicismi, mancherebbero le garanzie sul patrimonio di Li. Quindi? A oggi non si vedono molte alternative: o si va a scadenza e il Milan finisce a Elliot, oppure arriva un Cavaliere bianco, come socio di minoranza, disposto a supportare la presidenza di mister Li e magari a prenderne il posto in futuro. Nomi non ce ne sono, ma di sicuro il Milan (inteso come Fassone & C) ci sta lavorando. di Tobia De Stefano

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