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Milan, "Maldini cacciato": l'indiscrezione terremoto

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Se il Milan non si qualificherà alla prossima Champions League, a rimetterci non sarà mister Stefano Pioli, che molti tifosi rossoneri hanno già messo sotto processo ed "esonerato", ma Paolo Maldini. L'indiscrezione è del Corriere della Sera e segue il durissimo commento del direttore tecnico milanista, nonché ex bandiera del club, subito dopo l'eliminazione in semifinale per mano dell'Inter. "Serve investire, non siamo strutturati per competere su due competizioni, l’abbiamo detto anche ai proprietari", ha ricordato Maldini, che già nell'estate del 2022, subito dopo lo scudetto, aveva posto come condizione per il suo rinnovo contrattuale, in pieno cambio di proprietà (dal fondo Elliott a Gerry Cardinale) quello di avere un budget adatto alle ambizioni di un top club. Alla fine non è andata proprio così: senza introiti dalle cessioni (Kessie andato via a zero, come accaduto un anno prima a Donnarumma e Calhanoglu), il "tesoretto" di 35 milioni è stato speso per il solo Charles De Keteleare. Un all in fin qui fallito fragorosamente.

 

 



Essere tra le prime 4 in Europa garantirà (almeno) 120 milioni di euro nelle casse rossonere. Impossibile che vengano spesi tutti per il mercato, ma Maldini si attende qualcosa di grosso. "Servono un centravanti giovane, un mediano vero alla Kessie, un vice Hernandez, un esterno destro. In tutto 5-6 giocatori", sintetizza il Corsera. Non solo giovani, futuribili e rivendibili dunque. Il rinnovo già chiuso con Leao è un colpaccio anche in questo senso, ma non basta.

 

 



Il vero punto è che forse in società pongono più fiducia in Pioli che in  Maldini. L’allenatore, sottolinea sempre  il quotidiano di via Solferino, "non è a rischio: ha un contratto fino al 2025 ma soprattutto gode della stima e della fiducia della proprietà, che riconosce la sua abilità nel gestire una squadra senza panchina, con soli 13-14 giocatori". Diversa invece la situazione di Maldini, "con il quale ci sono state spesso divergenze di visione". Possibile dunque, che in caso di fallimento tecnico imputabile soprattutto in una rosa cortissima, con tutti i nuovi acquisti di fatto bocciati, inutili o inutilizzati (Thiaw a parte), a pagare sia proprio l'uomo che pretende di più.

 

 

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