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Calcioscommesse, Sandro Tonali in guai enormi: "Perché la situazione è grave"

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Il caso-calcioscommesse tiene banco da giorni, ma il sospetto è che quello che è emerso fino ad ora sia soltanto la proverbiale punta dell'iceberg. E che punta: per certo sono coinvolti Sandro Tonali e Nicolò Fagioli, due nomi di punta nel panorama calcistico italiano. Il primo, che ha ammesso di aver scommesso su una partita del Milan, rischia uno stop più lungo rispetto a quello patteggiato nelle ultime ore dallo juventino.

Un caso spinoso, inquietante, i cui risvolti - in primis la ludopatia che affligge molti giovani giocatori - fanno riflettere. Ora, a dire la sua, ecco anche Giorgio Marota, giornalista del Corriere dello Sport, intervenuto a Radio CRC nella trasmissione Si gonfia la rete.

"Tonali e Fagioli? In questo momento è una situazione in divenire perché c’è un’indagine aperta non più di dieci giorni fa da parte della Procura Federale. Si sta studiando la situazione relativa a Tonali che sembra avere una posizione più grave rispetto a quella di Fagioli, per il quale si è appurato che non abbia scommesso sulla Juventus, mentre per Tonali sembra non ci sarebbe questa cosa", premette Marota. Il punto è che la differenza, sottolinea, la può fare il fatto che un giocatore abbia scommesso sulla propria squadra, proprio come avrebbe fatto l'ex Milan ora in forza al Newcastle.

 

E ancora: "Mi risulterebbe un po’ strano che il fenomeno si fermasse ai tre indagati, anche perché il malcostume in alcuni casi e in altri la malattia vera e propria, è molto diffuso. Il limite è sottile anche perché in fasi di difesa risulta più conveniente sostenere di avere una patologia. Dalle varie indagini si sta cercando di capire se esistono delle connessioni tra i calciatori e altri tipi di mondi. Quello che sta dicendo Corona in questo momento lo prendiamo con le pinze. Zaniolo in questo momento sostiene di non aver scommesso sul calcio e la differenza sta tutta lì", rimarca il giornalista.

Infine, una battuta sulla possibile omessa denuncia di un dirigente di un club: "Se un dirigente non avesse denunciato un giocatore, ne risponderebbe a titolo personale, è quello che è successo con Antonio Conte. È stato appurato che lo staff fosse a conoscenza degli illeciti. Secondo la giustizia sportiva avrebbe dovuto informare gli inquirenti, ma non lo ha fatto", conclude Marota.

 

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