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Meloni, il piano contro gli scafisti: ecco chi viene "premiato"

Giorgia Meloni

Fabio Rubini
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Giorgia Meloni torna dal suo tour internazionale e per prima cosa blinda il suo ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Lo fa con una nota ufficiale nella quale smentisce «le indiscrezioni apparse su alcuni organi di stampa relative a una convocazione a palazzo Chigi» di Piantedosi «e le presunte divergenze sulla linea interna al governo sull’immigrazione», definendole «letteralmente inventate e destituite di ogni fondamento».

Subito dopo ha fissato per giovedì pomeriggio il Consiglio dei Ministri a Cutro. Ci saranno tutti i ministri e alcune indiscrezioni parlano di un possibile gesto simbolico da compiere sui luoghi del tragico naufragio. La linea che verrà affinata nelle prossime ore è quella di percorrere la strada che porta da un lato a una maggiore accoglienza per gli immigrati e dall’altro a una guerra aperta ai trafficanti. Sul primo punto si sta pensando di allargare il decreto flussi fino a 100mila ingressi per il 2023, contro gli attuali 83mila e nel contempo studiare una sorta di premialità sul numero di ingressi per quei Paesi che contrasteranno fattivamente le partenza clandestine; sul secondo è allo studio un inasprimento delle pene per gli scafisti e allo stesso tempo nuove procedure per semplificare meccanismi- giudicati ancora troppo lenti - per quanto riguarda i rimpatri, il sistema di accoglienza e l’istituto della protezione internazionale. Il tutto corredato da finanziamenti ad hoc. Come detto, al momento, si tratta di ipotesi di lavoro, che verranno analizzate e approfondite in queste ore.

 

 

 

OGGI L’INCONTRO

È possibile che già oggi Meloni e Piantedosi si vedano per iniziare a mettere a punto il testo del provvedimento, oltre che a fare il punto sulle prime ricostruzioni di quanto accaduto in mare due domeniche fa. Anche perché prima del Cdm Piantedosi è atteso in aula a Montecitorio per relazionare la Camera. Poi c’è da considerare l’Europa e il ruolo che fin qui non ha saputo (o voluto) recitare sulla partita del contrasto all’immigrazione clandestina. Fonti Ue fanno sapere che la lettera scritta dal premier- e rafforzata dalle parole del Papa - è stata presa in seria considerazione. Non a caso la stessa Meloni in serata ha spiegato sui social che «l’Italia non può rimanere più sola ad affrontare il fenomeno dell’immigrazione clandestina. Non vogliamo più ritrovarci a piangere tragedie come quella avvenuta a Cutro: è nostro dovere fare di tutto per evitare che disgrazie simili si ripetano». E ancora: «Per questo motivo nel Cdm di giovedì e nel prossimo Consiglio europeo, il governo italiano continuerà la sua battaglia per fermare i trafficanti di esseri umani e le morti in mare».

 

 

 

Sul piano politico, mentre l’opposizione continua ad accusare il governo di fare «passerella» e «propaganda» recandosi a Cutro, la Lega per bocca del vice di Piantedosi, Nicola Molteni, è tornata a chiedere «il ripristino immediato dei decreti Salvini che avevano abbattuto drasticamente gli sbarchi e i morti in mare». Salvini, invece è tornato a professare la sua «piena fiducia nel ministro Piantedosi» e ha sottoscritto «parola per parola quanto affermato dal Papa: bisogna fermare questo traffico e riconoscere i diritti (dei migranti, ndr) al punto di partenza e non al punto di arrivo, perché purtroppo dal punto di partenza a quello di arrivo ci sono decine di migliaia di morti». Salvini poi ha ribadito che «chi è regolarmente in Italia o può regolarmente venire qui a lavorare, ha tutto il diritto di farlo. Detto questo non può essere l’Italia ad accogliere tutto il mondo». Il leader della Lega, infine, dopo aver ricordato il suo passato da ministro dell’Interno («Ho organizzato viaggi personalmente voli umanitari»), ha punzecchiato al neo segretaria del Pd Elly Schlein: «Chiede le dimissioni di un ministro al giorno, fa parte del mestiere dell’opposizione. Ma qui gli unici assassini certificati sono in carcere e sono gli scafisti». Per forza Italia ha parlato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ricordando come «l’emergenza migratoria, dai vari fronti caldi di crisi, è il problema più grande che dovremo affrontare nei prossimi anni, forse decenni. E l’Italia, al di là delle speculazioni o delle polemiche politiche interne, non può farlo da sola». 

 

 

 

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