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Iva, l'aumento al 23% può slittare a gennaio 2013

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Possibile rinvio in seguito alla spending review

Giulio Bucchi
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L'aumento dell'Iva al 23% forse slitterà a gennaio 2013, ma la fregatura resta eccome. Il ministro delle Politiche agricole Mario Catania ha azzardato la previsione: "È possibile ipotizzare un rinvio dell'aumento dell'Iva probabilmente per tre mesi, fino alla fine dell'anno". Dipenderà tutto dai "conti" da fare nell'ambito della spending rewiew. Ecco appunto, i conti. Quando a inizio anno il governo iniziò a paventare l'aumento dell'imposta sul valore aggiunto, già fresca di balzo al 21%, Mario Monti usò sempre il paravento della revisione dei conti. Prima di stangare i consumatori, si diceva, cercheremo di ridurre gli sprechi e vedere dove poter tagliare. La revisione, finora, ha evidentemente buttato male visto che l'aumento tanto temuto slitterà sì ma di appena tre mesi. Poca cosa, per un'economia boccheggiante. Coperta corta - "Serviranno 4,2 miliardi di euro dalla spending review", avvertiva il premier Monti appena un paio di settimane fa. In ballo non c'era solo l'Iva, ma pure un drammatico taglio di 20 miliardi alla spesa pubblica. Il compito di trovare quei 4 miliardi e rotti è stato affidato primo al ministro Piero Giarda, che ha fallito. Quindi al commissario straordinario Enrico Bondi che sta mettendo le mani e il naso nelle scartoffie e nei rendiconto. Risultato: qualcosa verrà fuori, non abbastanza per allontanare l'incubo Iva che di fatto non farà altro che gravare sotto forma di costo della vita sulle tasche degli italiani. Circolo vizioso - I soldi guadagnati dallo Stato permetteranno al più alle casse pubbliche di reggere il peso dello spread costantemente in salita. Spread indicatore a sua volta di una economia in crisi sotto i colpi della recessione e di scarsa fiducia estera sul futuro dell'Italia. Nonostante le rassicurazioni e i complimenti del Fondo Monetario internazionale la situazione è difficilissima. Si vive alla giornata, guardando ad Atene, a Madrid, a Berlino e a Piazza Affari. E un po' anche in casa nostra, con il premier che a pranzo con Silvio Berlusconi ha dovuto rassicurare il Cavaliere: non ci saranno aumenti di tasse. La pena sarebbe un'uscita del Pdl dalla maggioranza. La pena, per gli italiani, saranno altri mesi di sofferenze indirette. Niente tasse, forse. Di certo, più Iva.

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