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Berlusconi, le mani sul centrodestra: candidato premier, gli scappa una frasetta

Giulio Bucchi
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"L'alternativa in Sicilia era la stessa che si porrà fra qualche mese in Italia, di fronte al fallimento della sinistra": Silvio Berlusconi gongola e, intervistato dal Corriere della Sera, disegna il futuro prossimo della politica italiana. Da una parte il centrodestra unito e "un cambiamento serio, costruttivo, affidato a persone credibili per quello che hanno saputo fare nella vita" e dall'altra il Movimento 5 Stelle, "un pericoloso mix di ribellismo e giustizialismo, nelle mani di chi non ha mai realizzato nulla". Da una parte i "moderati e i liberali", dall'altra i grillini e il loro "linguaggio d'odio, di rancore sociale, di progetti deliranti per l'economia". Certo, centrale resta il tema dell'assetto del centrodestra alle prossime elezioni. Tradotto: il leader e candidato premier della coalizione. "Non lo deciderò né io, né altri. Lo decideranno gli elettori, con il voto", ribadisce Berlusconi, che sibillino aggiunge: "Finora dagli italiani ho avuto 200 milioni di voti". E se andrà così anche a marzo 2018, per Matteo Salvini e Giorgia Meloni saranno guai.  Peggio sta il centrosinistra. "Non credo che la leadership sia il principale problema del Pd", è l'osservazione del leader di Forza Italia. "Il tema vero è che, come in tutta Europa, anche in Italia la sinistra non ha più risposte da offrire ai drammatici problemi della società". "Il Partito democratico in questi anni ha rappresentato il potere che conserva sé stesso, sempre più lontano e distaccato dagli italiani come dimostra il fatto di aver dato vita a ben quattro governi consecutivi non eletti dal popolo. Il nome del leader rispetto a tutto questo è un problema secondario". 

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