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Se il Fisco ripesca i contenziosi dei morti

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La caccia ai soldi dei cittadini per ripianare le casse dello Stato si è spinta fino ai defunti

Lucia Esposito
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  Sarà il clima di questi ultimi mesi, sarà lo spread che Monti doveva abbattere, sarà altro: sta di fatto che la caccia ai soldi dei cittadini per ripianare  - dicono - le esangui casse dello Stato, si è spinta oltre i confini spazio-temporali. Al punto che l'Agenzia delle Entrate, pur di far cassa, ripesca un contenzioso risalente a circa trentacinque anni fa. Precisamente al 1978. Inutile dire che il destinatario della raccomandata è passato a miglior vita; com'è altrettanto inutile aggiungere che non è la prima, né sarà l'ultima, volta che un ufficio pubblico italiano grida al mondo tanta efficienza e tanto rigoroso controllo delle pratiche da sbrigare. La storia  Nel lontano 1978 la neonata famiglia Di Luzio, metà napoletana e metà aquilana, compra una casa nel quartiere napoletano di Fuorigrotta, precisamente nel Parco San Paolo. Dopo dieci anni la rivende e si trasferisce in Abruzzo. L'immobile era intestato alla signora Margherita Di Luzio, quindi negli atti notarili e nei relativi adempimenti fiscali suo era il nome di riferimento. Diciamo «era» in quanto, soltanto due mesi fa, all'età di 95 anni la signora è deceduta. Ma quella compravendita datata 1978, per il fisco italiano presentava già irregolarità sulle aliquote da versare all'erario. L'imposta in questione è la Invim (che si riferisce al valore immobiliare), balzello abrogato soltanto nel 2002. La contestazione fu elevata all'epoca, a cui seguì regolare opposizione e ricorso alla Commissione tributaria. Nulla di particolare, insomma, solita routine. Talmente solita che negli uffici tributari napoletani qualcuno, forse, si distrasse. Infatti, non se ne seppe più nulla. Fino a qualche giorno fa, quando l'Agenzia delle Entrate comunica alla signora Margherita che, ai sensi di questo e quello, visto X e visto Y, «(...) la Commissione tributaria dichiara inammissibile il ricorso». Ne consegue che ci saranno bei soldini da versare, calcolati a partire dal 1978. Come già detto, la donna è morta da poco tempo e, pertanto, le possibilità che l'erario recuperi la pretesa sono pari a zero.  La risposta Libero ha contattato uno dei figli della donna ex proprietaria dell'appartamento, il signor Luigi Di Luzio, che, tra una risata e un sospiro di rassegnazione, dice: «È davvero sconcertante che a distanza di tutto questo tempo si presenti l'Agenzia delle Entrate annunciando la bocciatura del ricorso presentato all'epoca da mia madre. Io al tempo ero giovane e della cosa non mi ricordo». Pagheranno lo stesso? Difficile dirlo.Certo è che il signor Di Luzio non si nasconde dietro un dito e contrattacca: «Ma che combinano in queste commissioni tributarie? Immagino che i commissari percepiscano un gettone di presenza, non si spiegherebbe diversamente il solo fatto di averla lavorata una pratica così».  Peppe Rinaldi  

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