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Istat, disoccupazione mai così alta dal 1977. Visco: "Italia indietro di 25 anni"

Il 12% è senza lavoro: oltre 3 milioni di italiani. Il governatore di Bankitalia: "Servono riforme". Squinzi: "Numeri tragici"

Giulio Bucchi
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La crisi italiana non è ciclica ma ha radici strutturali: da 25 anni il Paese è in ritardo e non è in grado di rispondere ai cambiamenti. La sferzata è del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, secondo cui "l'aggiustamento richiesto e così a lungo rinviato ha una portata storica". E se la situazione è grave, la colpa è anche dei "rappresentanti politici" che "stentano a mediare tra interesse generale e interessi particolari: i cittadini - sottolinea il numero uno di Palazzo Koch nelle sue Considerazioni finali -, ne ricevono segnali contrastanti e incerti". Visco invita anche a "non aver timore del futuro, del cambiamento" e ammonisce che "non si costruisce niente sulla difesa delle rendite e del proprio particolare, si arretra tutti". Occorrono invece "consapevolezza, solidarietà, lungimiranza", avendo ben chiaro in mente che "le riforme non possono essere chieste sempre a chi è altro da noi". Tutti, insiste il governatore, dobbiamo impegnarci: imprese, lavoratori, banche, istituzioni. L'importante è non avere "cali di tensione" e "insistere nell'opera di riforma".  "A rischio la coesione sociale" - "L'azione di riforma ha perso vigore nel corso dell'anno passato, anche per il progressivo deterioramento del clima politico", è l'accusa del governatore. Un vizio antico dell'Italia questo, "un tratto ricorrente dell'esperienza storica del nostro paese: le principali difficoltà non risiedono tanto nel contenuto delle norme, quanto nella loro concreta applicazione". Non c'è tempo da perdere. La recessione, avverte Visco, "sta segnando profondamente il potenziale produttivo, rischia di ripercuotersi sulla coesione sociale". Ma di sicuro la ripresa non si aggancia con la spesa allegra. "E' illusorio per noi pensare di uscire dalla crisi con la leva del disavanzo di bilancio", sostiene il governatore. Bisogna invece preservare i progressi conseguiti perché "disperderli avrebbe conseguenze gravi". "Tagliare le tasse" - Quanto alle tasse, prioritario è tagliare quelle che gravano su lavoro e imprese. "Riduzioni di imposte, necessarie nel medio termine, pianificabili fin d'ora, non possono che essere selettive", rileva Visco, secondo cui "il cuneo fiscale che grava sul lavoro frena l'occupazione e l'attività d'impresa". Anche "l'evasione fiscale - aggiunge - distorce l'allocazione dei fattori produttivi, causa concorrenza sleale, è di ostacolo alla crescita della dimensione delle imprese". Il governatore non si lascia però travolgere dal pessimismo. "Noi italiani, fin dall'inizio tra gli artefici della costruzione europea - afferma - dobbiamo mostrare di sapere uscire dalla grave condizione in cui siamo caduti". Ma bisogna mettersi d'impegno. "Interventi e stimoli ben disegnati, anche se puntano a trasformare il paese in un arco di tempo non breve - conclude Visco - produrranno la fiducia che serve per decidere che già oggi vale la pena di impegnarsi, lavorare, investire". 

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