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Marina Berlusconi, un durissimo intervento: "La morte atroce di Imane Fadil e le calunnie contro papà"

Cristina Agostini
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"La cultura dell'allusione e della calunnia intossica la vita democratica del nostro Paese". Marina Berlusconi con una durissima lettera al Corriere della Sera commenta la triste vicenda di Imane Fadil, testimone dei processi Ruby morta a 34 anni e, secondo quanto conferma "in modo ufficioso" la Procura di Milano, per una forma di aplasia midollare. Non per avvelenamento. Insomma, Imane non è stata uccisa, così come da più parti avevano cercato di far intendere, tirando in ballo - in modo ignobile - Silvio Berlusconi. "Ora che l'evidenza dei fatti impone a tutti di tornare alla razionalità, una riflessione relativa al modo in cui la terribile vicenda della morte di Imane Fadil è stata gestita credo sia giusto farla. Non solo su ruolo e obiettività dell'informazione, ma anche, più in generale, sulla cultura dell'allusione e della calunnia e su quanto tutto questo - scrive la figlia del Cavaliere - intossichi la vita democratica del nostro Paese". Leggi anche: Svolta nel caso di Imane Fadil: ecco la causa della morte Nel processo Ruby, Berlusconi ha avuto un'assoluzione piena ma, ricostruisce la figlia, in questi mesi il padre è stato additato come "il protagonista occulto" di questa vicenda di presunto avvelenamento. E, fa notare, "da 25 anni una delle vittime principali, se non la principale, di questi meccanismi avvelenati è proprio il padre. Ma quello a cui si è assistito negli ultimi mesi credo sia andato ben oltre. Stavolta c'era di mezzo la morte di un essere umano, di una ragazza dalla vita complicata che ha fatto una fine atroce. Di fronte alla quale non si sarebbe dovuto provare altro che rispetto e umana pietà. E invece il suo dramma è stato vergognosamente usato con una spregiudicatezza e un disprezzo della verità dei fatti che fanno rabbrividire". 

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