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Cani e gatti, "giochini" per il lockdown: una volta terminata la serrata... chi è la bestia?

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Nei mesi più duri del lockdown ci ripetevamo che ne saremmo usciti migliori. Be', ecco: non è andata proprio così. Non le manda a dire la presidente dell'Enpa (l'Ente nazionale protezione animali), Carla Rocchi. Due dati, su tutto: +17% e +60%. Il primo è l'aumento degli animali ceduti (cioè riportati al canile o restituiti o affidati a un'altra famiglia) all'inizio di questa torrida estate; il secondo è l'incremento dei gatti abbandonati nello stesso periodo. Numeri che di orgoglioso non hanno proprio niente. 

«Occorre dire», aggiunge Rocchi, «che nel 2020 abbiamo assistito a un vero e proprio boom di adozioni per i nostri amici cuccioli». Un fenomeno nato con la pandemia: vuoi il senso di solitudine, il tempo libero che in qualche modo bisognava riempire, la paura di un'emergenza sanitaria che chi era preparato ad affrontare? Fatto sta che siamo corsi, a migliaia, nei centri specializzati e ci siamo portati a casa un batuffolo di pelo con cui giocare e dirci che sì, sarebbe "andato tutto bene". Ma adesso? «Molte famiglie che hanno adottato un animale l'anno scorso, per fortuna, lo tengono anche ora. Però ce ne sono altre che, evidentemente, si sono "servite" di quella situazione». 

IN EMERGENZA
Monza, al canile dell'Enpa c'è addirittura la "lista d'attesa": dato che le richieste di ricollocazione fioccano (ne arriva, in media, una al giorno: per un canile di provincia è tantissimo), i volontari si son arrangiati come possono: se c'è un'urgenza si attivano subito, gli altri devono aspettare. A Lucca, già da qualche mese, i proprietari che rinunciano alla compagnia di Fido si contano a decine. Ravenna il canile è pieno. A Roma idem: solo a giugno, nella capitale, son stati ceduti 51 cani e abbandonati centinaia di gatti. Altri trenta cani a Brescia, 35 a Voghera, 39 a Torino, una decina a Sondrio. Chiariamo: la piaga- perchè diquesto stiamo parlando - degli abbandoni estivi, complici le irrinunciabili vacanze, è un malcostume che si registra ogni anno. 

Non certo una novità del post-lockdown. «Complessivamente il saldo è ancora positivo», spiega Rocchi, «ed è una cosa buona, perché significa che le adozioni non sono ferme. Ma la pandemia, tolti i primi mesi, non ha aiutato». Già, eppure l'Enpa è andata oltre e si è chiesta perché, adesso, così tanti proprietari di cani e gatti stanno decidendo di "disfarsi" dei loro piccoli amici che, neanche 18 mesi fa, li han aiutati a fronteggiare uno dei momento più bui della storia recente. Nel 62% dei casi si tratta di cuccioli appartenuti a pensione anziane che, per varie ragioni, non sono più in grado di tenerli: magari a seguito di un ricovero o di una morte improvvisa. «Gli eredi, i famigliari, spesso non vogliono tenere l'animale», chiosa Rocchi, «ed è arrivato anche il momento di dire chiaro, ai sindaci e alle istituzioni, che è un peccato che le strutture sanitarie o d'accoglienza non accettano animali nei loro spazi». 

MENO SOLDI
In un altro 45% degli episodi (le percentuali non corrispondono al semplice 100% perché il questionario degli addetti ai lavori prevede risposte multiple) incide la crisi economica: abbiamo sempre meno soldi nel portafogli e a farne le spese sono gli amici a quattro zampe. Passata la quarantena di massa, poi, finisce lo smartworking e si torna in ufficio, magari bisogna pure trasferirsi in città diverse. Un quarto dei cani che tornano, ora, nel canile di turno è stato adottato meno di un anno fa, cioè in piena emergenza pandemica. Quasi la metà (il 44%) ha passato in famiglia un lasso di tempo che va dai due ai cinque anni, ma ora le condizioni sono diverse. Vale lo stesso concetto: colpa del covid.

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