Cerca
Cerca
+

Rifondazione comunista, alla festa spunta il cardinal Zuppi

Claudia Osmetti
  • a
  • a
  • a

Ammettiamolo: è stato l’oratore che non ti aspetti. O che, meglio, non ti aspetti di vedere alla festa nazionale di Rifondazione Comunista, nella periferia di Bologna, pugni alzate e bandiere rosse. Il cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo e presidente della Conferenza episcopale italiana, nonché inviato speciale del Vaticano per l’Ucraina e la Russia nominato da Papa Francesco, si è presentato, ieri, sul palco dei compagni più compagni di tutti, assieme al segretario Maurizio Acerbo, all’ora dell’Angelus, subito dopo la messa, ed è stato accolto con uno scrosciare di applausi fragorosi. 

Proprio lì, sotto i vessilli arcobaleno e quelli di Cuba. Il Che e il crocifisso. «Troppo spesso ci troviamo d’accordo solo col papa», ha detto Acerbo: e sarà che i comunisti di una volta, quelli alla Peppone, non ne fanno più. «Credo sia importante parlare con tutti», ha risposto Zuppi, «il confronto è indispensabile, su un tema come la pace è decisivo dialogare». Ma i centinaia di presenti sono scoppiati in una vera e propria ovazione quando ha aggiunto: «La nostra Costituzione ha dentro cose chiarissime come l’antifascismo». Dopodiché Zuppi è andato a ruota libera.

 

Della serie: l’eutanasia? «È una libertà individuale? O io devo garantire di non soffrire? Lo Stato questo non lo garantisce, ci sono troppo poche cure palliative». I migranti? «Il discorso da fare è sull’Europa e all’Europa. Il rischio che diventi un problema italiano ha effetti negativi». La guerra di Putin a Kyiv? «Che ci sia un aggressore e un aggredito non c’è dubbio, non possiamo sminuire questo. Se lo fai, l’aggredito si sente delegittimato, incompreso, abbandonato. Noi dobbiamo avere l’ambizione che l’ingiustizia creata da un Paese che occupa un altro pezzo di Paese sovrano si possa riaggiustare non solo con le armi e che il diritto, le garanzie, la giustizia e la sicurezza possono essere garantiti dall’impegno del dialogo». Fine, mani spellate e i compagni in piedi. A fischiare. Però a mo’ di incitamento. Chi l’avrebbe mai detto?

 

Dai blog