Virtus Verona, i soldi dell'accoglienza? Come se li spendeva l'allenatore-presidente
I soldi per l’accoglienza dei migranti - questa una delle accuse mosse dalla Procura al presidente - spesi per la squadra di calcio, che gioca in serie C. La squadra è la Virtus Verona, per la sinistra un modello d’integrazione strombazzato per anni. Per la Procura, invece, una società il cui presidente-allenatore merita il rinvio a giudizio per truffa aggravata, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, turbata libertà degli incanti e auto-riciclaggio (ossia il presunto reinvestimento nella squadra dei fondi destinati alla gestione dei migranti).
IL PERSONAGGIO
Il presidente-allenatore è Luigi Fresco detto Gigi, 62 anni, da 41 a capo della società del quartiere di Borgo Venezia, dove siede in panchina da quando la squadra era in Terza Categoria. Il motto della Virtus è “Hasta la victoria siempre”. In tribuna bandiere rosse, maglie del Che, falce, martello e cori contro la destra. Fresco è stato soprannominato da certa stampa “Il Ferguson d’Italia”: Alex Ferguson, per 37 anni allenatore del Manchester United. Fresco a Verona è stato candidato più volte dalla sinistra ed è stato consigliere provinciale per la Margherita. Due anni fa, quand’era scoppiato il caso, la Procura aveva disposto il congelamento di 12 milioni 242 mila euro, frutto - secondo gli inquirenti- soprattutto di irregolarità rilevate in fase di rendicontazione delle spese relative «al servizio d’accoglienza e assistenza ai cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale in provincia di Verona nel 2016, 2017 e 2018, in merito alla gestione di oltre 700 migranti». Era il periodo dei bandi in cui le coop si buttavano a capofitto.
La Finanza aveva poi contestato irregolarità nella presentazione della documentazione necessaria all’accesso al sistema di protezione dei rifugiati. La Virtus aveva diffuso un comunicato per dire che «l’oggetto dell’indagine» riguardava «una società diversa che opera in autonomia rispetto alla componente calcistica», la quale era «estranea alla vicenda». Nella “galassia Virtus” gravitano due associazioni che si occupano di “inserimento migranti” e “accoglienza dei cittadini stranieri richiedenti di protezione internazionale”. Tempo dopo il tribunale del Riesame aveva accolto le istanze di dissequestro dei conti, che appartenevano sia alla società di calcio che a persone considerate vicine a Fresco. E però ora la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio, e vedremo l’esito. Ai richiedenti asilo la galasia-Virtus dà alloggio, fa pulire gli spogliatoi, gli stranieri lavorano in mensa, fanno un po’ di tutto. Qualcuno è stato anche tesserato per giocare in prima squadra, come l’attuale portiere, Sheikh Sibi, gambiano sbarcato a Lampedusa nel 2015. È da decenni che Fresco è attivo nel settore dell’accoglienza e dell’inclusione: dai profughi dell’ex Jugoslavia all’insediamento fisso, accanto alla sede della Virtus, di un grande accampamento di nomadi. Se le accuse verranno confermate anche la squadra rischia.
LA STRETTA DI SALVINI
Fresco da questa vicenda dei fondi si è sempre dichiarato estraneo, dice che non è vero niente, che «abbiamo sempre agito in modo trasparente» e che «i 12 milioni non sono il guadagno della società ma le spese». E poi, sempre all’epoca del congelamento dei beni: «Adesso a fare accoglienza non dico che si vada in pari ma quasi, da quando Salvini ha tagliato i contributi». Prima di Salvini al Viminale le cooperative e le associazioni prendevano 35 euro a immigrato, poi circa la metà. In questi anni chi ha sollevato dubbi sull’operato extra calcistico della Virtus era un razzista, un poco di buono, un bifolco. Magari sarà così, e Fresco e la società ne usciranno immacolati. Sarebbe un bene anche per lo sport. Ma la procura per ora non è per nulla convinta. Intanto sei calciatori della Virtus (in rosa all’epoca dei fatti) sono stati condannati per stupro. Uno gioca ancora lì. Questa però è un’altra storia.