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Papa Francesco sta male? I (pesanti) dubbi della comunità ebraica: esplode il caso

Caterina Maniaci
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Lunedì mattina. Comincia la lunga giornata di impegni di papa Francesco. La voce è affaticata e arrochita, lo stesso Bergoglio dichiara che «non sto bene di salute». Così evita di leggere il discorso alla delegazione dei rabbini europei. Che sta accadendo?

Una nuova crisi per Francesco? La preoccupazione si stempera all’udienza successiva e la conferma di tutta la fitta agenda di impegni della giornata.  Arriva anche una nota ufficiale, attraverso il portavoce Matteo Bruni: «Papa Francesco ha un po’ di raffreddore e una lunga giornata di udienze. Aveva il desiderio di salutare individualmente i rabbini europei e per questo ha consegnato il discorso. Per il resto le attività proseguono regolarmente».  Viene quindi confermato anche l’incontro pomeridiano con 7mila bambini provenienti da 84 Paesi del mondo nell’Aula Nervi. In effetti papa Francesco incontra i bambini e dimostra di stare decisamente meglio. Manda anche un saluto ai bambini palestinesi.

 


«MALATTIA DIPLOMATICA»
Il miglioramento viene ovviamente notato, ma rischia di trasformarsi in polemica. Il sito ufficiale della Comunità ebraica di Milano, mosaico-cem.it, usa espressioni dure per dare conto di quanto successo. «Con voce forte e chiara Papa Francesco parla con i bambini del mondo e risponde a decine di domande (...) Ma per i Rabbini d’Europa il Papa non ha voce, consegna un discorso, che se lo leggessero da soli». E ancora: «Una volta si chiamavano “malattie diplomatiche”, ma questa volta di diplomatico c’è davvero poco», si sottolinea nel sito. «Il messaggio è forte e chiaro: gli ebrei sono un popolo che è legittimo mortificare, e mentre Israele piange le vittime di un pogrom orrendo e oltre 240 rapiti che non suscitano la pietà neppure della Croce Rossa, l’afasia del Papa è davvero intollerabile». Diverso invece il commento del Rabbino Capo di Roma, Riccardo Di Segni, presente all'udienza di ieri mattina: parla di un incontro cordiale e caloroso tanto che il Papa «mi ha salutato dicendo, saluto il mio rabbino!».

 


Delusione, peraltro, che si aggiunge a quella di pochi giorni fa, quando il Papa non riuscì a incontrare i familiari di alcuni israeliani rapiti nell’assalto criminale del 7 ottobre da parte dei terroristi di Hamas, a causa di impegni legati al Sinodo. In ogni caso, l’allarme per la salute - sempre piuttosto cagionevole - del Pontefice è scattato ieri mattina, proprio all’inizio dell’udienza con i rabbini europei: «Buongiorno, saluto tutti voi evi do il benvenuto. Grazie di questa visita che a me piace tanto ma succede che io non sto bene di salute e per questo preferisco non leggere il discorso ma darlo a voi e che voi lo portiate», spiega Bergoglio. Un discorso atteso, tra l’altro, per i riferimenti alla nuova guerra scoppiata dopo il sanguinario attacco di Hamas a Israele: «Ancora una volta la violenza e la guerra sono divampate in quella Terra che, benedetta dall’Altissimo, sembra continuamente avversata dalle bassezze dell’odio e dal rumore funesto delle armi. E preoccupa il diffondersi di manifestazioni antisemite, che fermamente condanno». Ma allo stesso tempo chiede di percorrere vie di pace con «il dialogo» e non con «la vendetta». Dopo di che si susseguono i vari impegni, come da programma.

 

 

LE VOCI SULLE DIMISSIONI
Francesco tende comunque a scherzare sui suoi problemi di salute e ripete spesso, quando gli chiedono come sta: «Sono ancora vivo». Prima dell’estate era stato ricoverato due volte all’ospedale Gemelli di Roma: a fine marzo per «una polmonite acuta e forte nella parte bassa dei polmoni», come ha spiegato lui stesso, e poi il successivo 7 giugno per la rimozione di un’ernia che si era formata sulla cicatrice di un intervento precedente. La convalescenza non gli ha impedito di viaggiare e, ovviamente, di presiedere ai lavori del Sinodo. Ogni volta che si diffondono notizie sulla salute di Francesco, si torna agli scenari che lo stesso Pontefice ha in effetti evocato. Le dimissioni, in primo luogo. La rinuncia all'ufficio di romano pontefice o rinuncia al munus petrino o rinuncia papale è prevista dal Codice di diritto canonico, che regola le modalità di cessazione di un Pontefice dal proprio ufficio per dimissioni volontarie, unica altra causa di cessazione oltre alla morte del Papa. Papa Francesco ha specificato più volte che comunque, nell'ipotesi di dimissioni, farebbe scelte diverse da quelle di Benedetto XVI: non rimarrebbe in Vaticano ma «forse» si sposterebbe in Laterano come vescovo emerito di Roma. D’altronde ha anche confermato di aver scritto la lettera con le dimissioni due mesi dopo la sua elezione, consegnata al cardinale Tarcisio Bertone, allora segretario di Stato vaticano, lettera scritta “nel caso che io abbia qualche problema di salute che mi impedisca di esercitare il mio ministero e di non essere pienamente cosciente per poter rinunciare”.

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