Il tecnico anatomopatologo che da giorni sostiene di essere il responsabile della frattura di Liliana Resinovich, è un "fantoccio pericoloso e va licenziato". È la dura accusa di Sergio Resinovich, fratello di Liliana, che annuncia una richiesta alla "Azienda Ospedaliera per mandar via questo soggetto". Se quello che sostiene "fosse vero, avrebbe avuto l'obbligo di segnalare immediatamente questo grave episodio che si è verificato mentre veniva eseguito un accertamento richiesto dalla Procura per un possibile reato di omicidio". Sergio chiede: "Perché parla solo ora, dopo il mio esposto all'Ordine dei Medici? Chi vuole coprire?".
"Questo uomo parla di mia sorella senza alcun rispetto, come se lei fosse un sacco di patate, divulgando ai giornali informazioni che, quand' anche fossero rispondenti al vero, avrebbero dovuto essere riferite solo agli inquirenti e ai suoi superiori. E invece sono giorni che l'operatore anatomico farnetica solo sulla stampa", sostiene Sergio. Che si chiede anche: "Chi vuole coprire?" Parla "di dettagli che non poteva conoscere, parla di fatti mai segnalati, mai annotati, mai evidenziati, che, quindi, non esistono". Resinovich puntualizza che "durante l'esame erano presenti più professionisti, compresi i miei CT che nulla hanno mai riferito". Se ne deduce che "cerca di far passare come normale il fatto che, a Trieste, durante le autopsie si possono trattare i poveri cadaveri da esaminare come manichini, spezzando loro vertebre ed ossa".
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Dunque, per il fratello di Liliana "è giunto il momento di chiedere l'intervento degli Ispettori del Ministero per capire le tante anomalie, le tante omissioni, le tante superficialità". Resinovich segnala, tuttavia che "la presenza o meno di una lesione vertebrale sul cadavere di Liliana a nulla rileva rispetto alla causa della morte, in quanto sono stati riscontrati sul suo corpo colpi e segni di lesività sicuramente incompatibili con una caduta ed inflitti da terzi. Lilly prima è stata picchiata e subito dopo è morta. Chiedo di trovare chi era con lei in quei momenti".
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