Garlasco, nuovo scontro su impronte e traccia 33

di Simona Plettogiovedì 24 luglio 2025
Garlasco, nuovo scontro su impronte e traccia 33
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È bastata una traccia di pochi centimetri, impressa su una parete scrostata della scala che porta allo scantinato della villetta di via Pascoli, per accendere uno scontro frontale tra le difese, rilanciare sospetti e rinfocolare le tensioni mai sopite nel caso Garlasco. È l’impronta 33, quella che la Procura attribuisce ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi e unico indagato nella nuova inchiesta, ma che la difesa del giovane respinge con decisione. Sull’esclusione di quell’accertamento si consuma oggi un nuovo braccio di ferro tra le parti civili e i magistrati, con i legali di Stasi a difendere l’operato della Procura, e quelli di Sempio a contestare duramente gli accertamenti in corso.

Il diniego dell’inclusione della traccia 33 nell’incidente probatorio è stato motivato dal fatto che si tratterebbe di un accertamento ripetibile, dunque da rinviare ad altra fase. Ma per l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, è un’occasione persa: «Il Codice prevede che la Procura debba fare accertamenti anche nell’interesse dell’indagato. Qui si lavora nell’interesse del condannato, ma non si ascoltano le richieste della parte offesa».

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La traccia palmare, rilevata nel 2007 e attribuita dai consulenti della Procura a Sempio, è da anni al centro di valutazioni contrastanti. «Non capisco perché si dica che abbiamo paura della verità», incalza Tizzoni, «quando siamo noi a chiedere che la verità venga verificata da un giudice terzo». Ma chi difende la posizione dei pm è la parte meno attesa: l’avvocato di Stasi, Giada Bocellari, ha replicato a muso duro: «Credo che questa Procura stia procedendo nell’interesse della giustizia. L’impronta 33 è una fotografia, sarà valutata nel processo, ma non può essere oggetto di incidente probatorio perché non è irripetibile, a differenza delle paradesive, che erano già oggetto di accertamento genetico». L’altro legale di Stasi, Antonio De Rensis, aggiunge: «Noi non abbiamo mai chiesto di esaminare la 33. Non è il nostro fronte, e non abbiamo nulla da guadagnare né da perdere».

Ma anche la difesa di Sempio, rappresentata dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, ha espresso una netta contrarietà: non solo sull’estensione delle impronte ai fogli paradesivi, ma soprattutto sull’intero impianto degli accertamenti. «Abbiamo ribadito che mancano i presupposti per analisi valide», ha spiegato Taccia. «Se il sequestro è irregolare, non andavano fatti nemmeno gli accertamenti genetici. Finora non c’è nulla a carico del nostro assistito, e Sempio ha la serenità dell’innocenza».

Intanto si allarga il perimetro degli esami. La giudice Daniela Garlaschelli ha affidato al dattiloscopista Domenico Marchigiani l’incarico di cercare impronte su sacchetti e oggetti trovati nella pattumiera della cucina: un brick di Estathé, confezioni di cereali e biscotti. Proprio sul brick era stata rilevata un’impronta di Alberto Stasi, unico condannato per il delitto. Gli accertamenti prevedono ora un confronto sistematico con le impronte di chiunque sia entrato nella villetta, prima e dopo l’omicidio. E la lista è lunga.

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Riprenderanno anche, a inizio agosto, le analisi genetiche sospese per la pausa estiva del perito Denise Albani. Tra i reperti oggetto di esame, le unghie della vittima e una garza utilizzata durante l’autopsia, dove è stato rilevato il cosiddetto “Ignoto 3”: un Dna maschile che non appartiene né a Stasi né a Sempio, su cui sono in corso ampie comparazioni. Gli inquirenti non escludono né un contatto diretto avvenuto sul luogo del delitto né una contaminazione successiva. Il calendario dell’incidente probatorio si chiuderà il 24 ottobre. In quell’udienza si discuterà dell’elemento centrale dell’intera inchiesta bis: la compatibilità o meno di due profili genetici rinvenuti sulle unghie di Chiara. Uno, secondo i pm, potrebbe appartenere ad Andrea Sempio. L’altro resta senza nome.

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