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La grillina Paglini scivola su Pino Chet

Il post su Facebook della grillina Sara Paglini

Andrea Tempestini
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Il circo a Cinque Stelle. Lo Zelig pentastellato. Una gara a chi la spara più grossa. Una interminabile competizione interna a chi estrae dal cilindro lo strafalcione o la sparata che strappa la più grassa delle risate. Peccato però che i protagonisti di questo involontario cabaret siano dei parlamentari. L'ultimo capitolo, vergonoso, e non comico, è quello che ha come protagonista la grillina Emanuela Corda, che alla Camera, durante la commemorazione delle vittime dell'attentato di Nassiriya (19 italiani, 9 iracheni) ha detto che deve essere ricordato anche il kamikaze che ha distrutto una trentina di vite, poiché anche lui è una vittima. Fango sui nostri caduti. Una frase incommentabile.  Il verbo della Paglini - Uno scivolone anche per la collega pentastellata Sara Paglini, senatrice, che su Facebook si dissocia da quanto affermato dalla Corda. "Ieri ha espresso in aula della Camera parole e concetti CHE NON CONDIVIDO", scrive tutto in maiuscolo, da buon urlatore grillino della rete. Quindi la Paglini prosegue la sua argomentazione tra "senso della vita", "esempio, cultura, intelligenza" eccetera eccetera. "Per favore - continua - non giustifichiamo tutto". Parole sante, insomma, per una volta. Peccato però che poi la Paglini, 52 anni, eletta in Toscana, nell'articolare un concetto condivisibile incappi nell'ultimo strafalcione dei grillini.  Piacere, Pino Chet - "Non giustifichiamo tutto, altrimenti mi verrebbe da pensare che qualcuno un giorno si potrebbe anche dire che le stragi naziste, i morti in Siberia, i regimi violenti come quello di Pino Chet...". E qui ci fermiamo. Non vogliamo sottolineare solo la costuzione quantomeno "bizantina" della frase ("mi verrebbe da pensare che qualcuno un giorno si potrebbe anche dire" è roba da mani nei capelli e bacchettate sulle mani, alle scuole elementari, s'intende). La maggior parte dei lettori, infatti, avranno avuto un sussulto a leggere "Pino Chet": per la grillina Paglini il sanguinario dittatore cileno non si chiamava Augusto, ma Pino, di cognome Chet. Dopo gli sfottò, il post è stato prontamente cancellato da Facebook. Ma la nuova frittata pentastellata è fatta, l'ultimo orripilante strafalcione è già storia. Stendiamo un pietoso velo su questo fantomatico Pino Chet.

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