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Giorgia Meloni? Le penne rosse fingono di non vedere gli attacchi a sua figlia

Pietro Senaldi
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Siccome la Meloni sta andando molto meglio di quanto avevano vaticinato - e gufato -, l'ultima spiaggia degli intelligentoni di sinistra è attaccarla per il semplice fatto che vive e si muove. Se poi si pesta un escremento, non si tenta neanche più la sorte tirando dritto e facendo finta di niente, aspettando che la buriana passi, cosa che in tempi di social avviene troppo presto. No, bisogna modificare la realtà, rincarare la dose e accusare gli altri di essere falsi. È quanto è capitato con il processo alla premier per essersi portata la figlia, Ginevra, al vertice del G20 di Bali: le migliori penne della scuderia rossa hanno fatto a gara per sostenere che Giorgia sia una cattiva madre e, quando perfino dalla loro parte sono arrivate critiche per la bassezza delle argomentazioni, anziché scusarsi i manganellatori hanno negato l'evidenza.

 

 

Le più spregiudicate nella pratica del lancio del sasso e occultamento della mano sono state Selvaggia Lucarelli, professione moralista senza specchio, e Annalisa Cuzzocrea, vicedirettore della Stampa con la penna capace di correre solo sulla monorotativa rossa. Le signore accusano la Meloni di fare la vittima e farsi propaganda, le rimproverano di aver mandato al diavolo chi voleva spiegarle come fare la madre e sostengono che nessuno l'aveva contestata per essersi portata con sé Ginevra, solo è stata fatta una pura cronaca dell'evento.

Siccome carta canta, smentiamo la coppia e produciamo documentazione adeguata. Quanto alla Cuzzocrea, ignora cosa c'è sul giornale che vicedirige e sul quale Assia Neumann Dayan ha arricchito la sua cronaca chiedendosi se la Meloni si fosse domandata, prima di partire, se un'operaia può portarsi la figlia in fabbrica mentre Caterina Soffici ha impegnato una paginata per dire che Giorgia ha sbagliato a zittire i critici sostenendo che siano solo affari suoi come educa Ginevra, perché da che è premier tutti gli italiani hanno diritto di sapere ed eventualmente sindacare.

 

 

Alla Lucarelli si potrebbero invece ricordare le parole dell'ex giornalista da business class Furio Colombo - così lo ha definito ieri il direttore del sito Ilfattoquotidiano.it, Peter Gomez, non un meloniano di ferro-, che ha accusato la premier di aver fatto viaggiare la figlia in prima classe, mentre i bambini dei migranti sono sui barconi. Oppure le si potrebbe rileggere l'articolo di Claudia De Lillo, che su Repubblica motteggiava sulla trasferta della presidente del Consiglio, presa tra gli incontri con Biden e Xi Jinping e le fatiche di madre-premier. Dobbiamo farci il callo. Il lutto della sinistra per aver perso il potere sarà lungo e si dipanerà in un tortuoso percorso di dita negli occhi, processi sommari, insulti a vanvera, bassezze insensate verso il governo di destra e chi lo guida. Un avvitamento dove gli intelligentoni toccheranno il fondo e poi si metteranno a scavare. Uno spettacolo di auto-ridicolizzazione collettiva tutto da godere. 

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