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Storace e Vladimir Luxuria, coppia vietata in Rai: gli insulti da sinistra

Pietro De Leo
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Ecco un piccolo saggio di quel che è la libertà, a sinistra. Ovvero, un valore domestico, valido in casa propria e con i compari propri. Non un valore universale, giammai. Anzi, quando si sconfina, siano pianto e stridore di denti. Lo dimostra la canea social che si è scatenata attorno a “Il rosso e il nero”, programma che andrà in onda da domani alle 11:30 su Radio 1 Rai per cinque giorni alla settimana. Il titolo è la metafora perfetta della vocazione culturale dei due conduttori. Vladimir Luxuria, attivista Lgbt, prima transgender eletta al parlamento di un Paese europeo. Sedette a Montecitorio, tra 2006 e il 2008, con Rifondazione Comunista.

Condividerà l’avventura radiofonica con Francesco Storace, attualmente firma di Libero, ma con un percorso da esponente della destra italiana di cui ha vissuto molte stagioni, fino all’approdo al Parlamento, poi al timone della regione Lazio, e ancora al governo da ministro. Un amalgama, che mescolerà due voci opposte. Che qualcuno ha già condannato. Con veemenza, crudezza, violenza verbale. E parte del popolo social che nelle ultime ore, man mano che si avvicina l’inizio del programma, sta letteralmente bersagliando Vladimir Luxuria di attacchi e insulti. Provenienti da sinistra. Come si fa a dirlo?

 

 

 

Hanno tutti un filo conduttore: l’accusa di «intelligenza col nemico». Breve galleria da “X”, nuovo nome di Twitter: «Quando Luxuria capirà che sta facendo l’utile idiota della programmazione fascista della Rai, sarà sempre troppo tardi», scrive il profilo “Mind the Gap”.
E ancora: «Luxury è andata fuori di melone», scrive “Marghe”. Un altro utente, “Ligera”, la butta sul catastrofismo storico: «un piccolo passo per Storace, un grande passo verso il fascismo. Cara Luxuria, coi fascisti non si parla, perché il risultato è che poi parleranno solo loro». E ancora: «spero che nessuno ti inviti più a iniziative LGBTQ», scrive “Mazelkiv”. E ancora, Paola attacca: «Che delusione, con i fascisti non può esserci dialogo. Disse Pajetta che con i fascisti abbiamo finito di parlare nel 1945. Questi rigurgiti legittimati sono disgustosi».

 

 

 

Due elementi. Il primo riguarda la ben nota, stucchevole accusa di fascismo a figure che appartengono al campo avverso, riflesso istintivo di buona parte del mondo della sinistra.,.., La seconda è questo concetto alquanto curioso di libertà: a sinistra viene sbandierata con grande enfasi, assieme alla retorica dei diritti e dell’accettazione dell’altro. A patto che “l’altro” non sia chi la pensa diversamente. In quel caso sono dolori, bavagli e accuse di alto tradimento per chi osi avvicinarsi.

 

 

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