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Immigrazione, il governo abolisce il reato di clandestinità

Cécile Kyenge

Al voto in Senato il testo del governo: chi entrerà illegalmente in Italia potrà essere arrestato solo in caso di recidiva

Matteo Legnani
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E ora cosa dirà Angelino Alfano al suo elettorato presuntamente di destra? Il segretario del Nuovo centrodestra, appena qualche giorno fa, aveva minacciato di lasciare il governo se in Parlamento si fosse votata l'abolizione del reato di clandestinità. Cosa che l'aula del Senato ha fatto oggi. L'emendamento dell'esecutivo al ddl sulla depenalizzazione e sulla messa in prova approvato dispone che l'immigrazione clandestina non sia più reato e torni a essere un illecito amministrativo, pur mantenendo valenza penale ogni violazione di provvedimenti amministrativi emessi in materia di immigrazione (come il fatto di rientrare in Italia una volta espulsi, cioè in caso di recidiva). Un contentino ad Alfano e ai suoi, questo: cioè, se l'immigrato entra illegalmente in Italia non viene arrestato, ma solo espulso. Se poi ci riprova, allora commette un reato. E infatti, il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri dice che "non è un passo indietro". Da un lato il reato viene abrogato - spiega in Aula al Senato - dall'altro viene  trasformato in illecito amministrativo. Ciò significa "che chi per la  prima volta" entra clandestinamente nel nostro Paese "non verrà   sottoposto a procedimento penale, ma verrà espulso". Ma, se   rientrasse, a quel punto "commetterebbe reato". Di fatto, il differimento del reato alla recidiva crea una situazione di maggior favore per chi voglia approdare nel nostro Paese (per la serie 'io ci provo, tanto non è reato' e poi chissà...). Il principale sponsor dell'abolizione era stato il Partito democratico. Alfano pagà già la sudditanza alla sinistra. Ma questa è una lezione che avrebbe dovuto imparare guardando a come è finito Gianfranco Fini...

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