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Romelu Lukaku all'Inter, chi è il vero regista del colpo dell'estate

Claudio Savelli
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Da dicembre ad oggi, ovvero dall'intervista in cui annunciava il pentimento e la volontà di tornare all'Inter all'ormai probabile ritorno, Romelu Lukaku ha dimostrato due cose. La prima è che nel calciomercato tutto è possibile, e più o meno questo era un dato di fatto.
La seconda è che tutto è possibile se il calciatore vuole renderlo tale.
Quanto ha fatto il belga per tornare a Milano non si era infatti mai visto e può fare scuola: se un calciatore ceduto per 115 milioni ad un ingaggio quasi raddoppiato (da 7,5 a 12 milioni più 2 di bonus) riesce a tornare alla base dopo una sola stagione, in prestito per una cifra di fatto simbolica, vuol dire che chiunque può andare ovunque, qualsiasi sia la situazione contrattuale.

 

 

 


Lukaku ha apparecchiato una trattativa più facile da chiudere che da far saltare. È come se fosse un assist a porta vuota perché per certi giocatori dallo status internazionale, tra cui rientra il belga, la distanza di pochi milioni è un sasso nell'oceano. Se si vuole colmare, si colma. In questi casi i club non si fanno scherzi, si siedono al tavolo quando il più è fatto. Infatti nella riunione in via digitale di ieri tra la dirigenza interista e quella londinese erano presenti i due presidenti Steven Zhang e Todd Boehly, a conferma dello stato avanzato dei discorsi. Si è fatto un nuovo passo avanti: il Chelsea ha formulato la richiesta di 15 milioni per il prestito, l'Inter ha alzato l'offerta da 7 a 10 milioni, bonus inclusi. I Blues faranno sapere, probabile accettino entro il fine settimana come chiesto dai nerazzurri per non arrivare a ridosso di fine giugno, data limite per le agevolazioni del Decreto Crescita.
 

PENSIERO STRATEGICO - Per trasformare una folle idea in una possibilità serve che il giocatore interessato si esponga in prima persona, rischiando di compromettere la sua immagine, oltre che il rapporto con il club che lo stipendia. Lukaku lo ha fatto calibrando le mosse con un pensiero strategico che non sempre i calciatori hanno, visto che si affidano agli agenti.
Infatti dall'allontanamento di Federico Pastorello, Romelu è partito per costruire il ponte che lo avrebbe riportato a Milano. Una decisione per nulla scontata visto che l'agente conserva un mandato per il belga fino al termine di questo mese e avrebbe potuto impugnare la questione. Lukaku ha deciso di agire secondo le proprie idee e di farsi rappresentare da un avvocato, Sebastian Ledure, esterno al calcio. Così si è inventato la prima mossa, ovvero l'intervista concessa a Sky Sport prima della fine dello scorso anno senza l'approvazione del Chelsea. Sapeva che avrebbe provocato una rottura con mister Tuchel e l'ambiente ma l'aveva messa in conto. Anzi, era proprio ciò che cercava: creare i presupposti per una convivenza impossibile e quindi rendere la cessione l'unica via possibile per il Chelsea.
Nei mesi seguenti ha lavorato nell'ombra, intensificando man mano i contatti con i suoi ex dirigenti interisti e assicurando loro di essere disposto a ridursi l'ingaggio di quasi la metà, tornando allo stipendio che aveva lasciato a Milano.

 

 

 

 

IL CORTEGGIAMENTO - I dirigenti hanno accolto l'idea di buon grado ma hanno anche sottolineato a Lukaku che non si sarebbero messi a trattare con il Chelsea: avrebbe dovuto farlo lui. Lo ha fatto. Mesi e mesi a corteggiare i direttori blues e settimane, le ultime, a convincere il nuovo presidente che l'addio sarebbe stata la soluzione migliore per tutti. Anche perché la proprietà americana, subentrata all'uscente Abramovic, non ha sulla coscienza l'esborso per l'acquisto di Romelu, l'ha semmai ereditato, quindi è libera di ammettere il fallimento dell'operazione. Lukaku ha intuito tutto in anticipo. È stato l'unico a credere in un ritorno anche perché era l'unico in grado di renderlo possibile. Ci è quasi riuscito. Quest' anno è stato più forte fuori dal campo che in campo. Nel prossimo dovrà fare il contrario, altrimenti il miracolo diventerebbe inutile.

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