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Gasperini, la rivoluzione del settimo anno: come ha stravolto l'Atalanta

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Claudio Savelli
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Sono sei anni, quattro mesi e quattro giorni che Gian Piero Gasperini siede sulla panchina dell'Atalanta. Più del doppio rispetto a Stefano Pioli (3 anni e 9 giorni), secondo nella classifica degli allenatori al momento più longevi della serie A. Seppur il campionato italiano stia pian piano curando il vizio dell'esonero facile, allungando la vita dei tecnici su una panchina, Gasp è un caso limite. È fuori dal tempo e dal mondo in cui allena - secondo l'ultimo rapporto dell'osservatorio calcistico CIES, la permanenza media degli allenatori in Italia è 384 giorni, poco più di un anno - ma in qualche modo sta contribuendo a riscriverne le regole.

Pochi mesi fa, quando l'Atalanta chiudeva la peggior stagione nell'era Gasperini (ottava dopo un quarto, un settimo e tre terzi posti consecutivi), si pensava che il ciclo fosse definitivamente chiuso. Che si dovesse azzerare e ripartire, anche perché il mister aveva mostrato qualche segnale di insofferenza, come se sentisse di aver già raggiunto l'apice con questa squadra. Ha avuto la straordinaria capacità di accantonare questo pensiero e trovare nuove motivazioni nella routine bergamasca. Come? Chiedendo alla società un mercato movimentato che prevedesse l'addio di alcuni perni del vecchio corso (Pessina, Freuler, Ilicic, Gosens) e l'arrivo di giovani coerenti con il proverbiale gioco intenso e aggressivo.

PRIMIZIE
Giovani magari formati in vivai solidi come quello di Red Bull (dal Lipsia proviene Lookman) o del Copenaghen (Hojlund, seppur via Sturm Graz). A questi si sono aggiunte le novità della serie A (Soppy dall'Udinese e Ederson dalla Salernitana) e le primizie del vivaio di Zingonia, Okoli e Scalvini, che Gasp aveva bisogno di avere in rosa per trovare una nuova motivazione nel suo lavoro a Bergamo. Con tutti questi nuovi talenti a disposizione, il mister ha trovato nuovo pane per i suoi denti. Diamanti grezzi da levigare, la sua specialità. È tornato a divertirsi come un pazzo, e non (solo) per i risultati - i 24 punti in 10 giornate sono la miglior partenza nella storia atalantina - ma perché ha calciatori da "allenare", nel senso più letterale del termine. Anche ai microfoni è più sorridente e sereno rispetto all'anno scorso, quando non accettava l'idea che l'Atalanta stesse deludendo. Per lui, ora, la squadra è libera da obiettivi concreti e può semplicemente esprimersi per il piacere di farlo. Ma non a caso: il mister ha modificato con furbizia il processo di apprendimento del suo gioco. Anziché tutto e subito («noi in lotta per lo scudetto? Il mondo del calcio spinge in altre direzioni, magari verso squadre che hanno più seguìto...»), si procede per gradi e, prima di raggiungere l'apice, si passa da un periodo di massima cura della fase difensiva. Come accaduto in questo inizio di stagione con soli 6 reti subite in 10 gare.

VOCI DESTABILIZZANTI
Anche il metodo-Atalanta contribuisce ad allungare il ciclo di Gasperini. Ogni estate, il club rinnova di un anno il contratto del mister, mantenendo una stagione di margine sulla scadenza. È un modo furbo per evitare destabilizzanti voci di addio e, di contro, mantenere la durata del contratto limitata, così da poter intervenire in caso di crisi. Il club è più flessibile dal punto di vista economico e il tecnico non si sente eccessivamente vincolato ad una realtà in caso di chiamata da un'altra grande. Questo rapporto di reciproca convenienza è il segreto di un matrimonio così lungo. In Italia, solo il 15% degli allenatori dura più di due anni alla guida della stessa squadra. Gasperini ne è portavoce. Ormai alla settima stagione consecutiva alla guida della stessa squadra, ha superato per longevità Nevio Scala al Parma (1989-1996), Garbutt al Napoli (1929-1935) e Boskov alla Sampdoria (1986-1992), ha raggiunto il Nereo Rocco bis al Milan (1967-1974) e si avvicina alle otto di Herrera all'Inter (1960-1968) e Carlo Ancelotti in rossonero (2001-2009) e alle dieci di Trapattoni alla Juventus (1976-1986). Un altro calcio e un'altra epoca che solo Gasperini e l'Atalanta stanno riportando alla luce.

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