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Roberto Mancini, "eticamente non una buona cosa": Arrigo Sacchi durissimo

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Roberto Mancini se ne è andato all’improvviso dalla panchina della Nazionale, lasciando tutti sgomenti pochi giorni prima di Ferragosto. Poi, a Repubblica, Libero, Il Messaggero, il Corriere dello Sport, il Mattino e il Gazzettino, ha spiegato meglio i motivi delle sue dimissioni, come i cambiamenti nel suo staff, con gli spostamenti di Evani e Lombardo nel mirino: "Si è mai visto un presidente federale che cambia lo staff del suo allenatore? È da un anno che voleva farlo. Gli ho fatto capire che non poteva, ma ha giocato sul fatto che un paio erano in scadenza. È da tempo che pensava cose opposte alle mie, doveva mandare via me a quel punto”. Non negando infine l’offerta dell’Arabia Saudita per fare l’allenatore: “C’è l'interesse da parte loro. Le due situazioni sono indipendenti e comunque ora non voglio pensare a niente".

 

 

 

Sacchi replica: “Mancini doveva dire prima addio”

Sulla vicenda, mercoledì, è intervenuto anche l’ex c.t. della Nazionale a Usa ’94, Arrigo Sacchi: "Non me l'aspettavo, evidentemente non c'era più condivisione di idee con la Federazione — ha detto a Sportmediaset — Però, se davvero non c'era più condivisione, forse doveva dirlo prima". E ancora: "Mancini aveva fatto un ottimo Europeo poi le cose non sono andate bene, quello che è successo non è eticamente una buona cosa".

 

 

 

Sacchi: “Mancini in Arabia? Se il calcio continua a guardare solo ai soldi è la fine"

Sulla mancata condivisione con la Figc e la tentazione araba dietro la scelta di Mancini, Sacchi risponde: “Sono molto in difficoltà a parlarne, se il calcio continua a guardare solo ai soldi è la fine". Ora per la panchina dell'Italia si fanno i nomi di Spalletti e Conte: "Luciano è bravo, anche Antonio è bravo. Ma lo stesso Mancini è stato bravo, forse però ha pagato l'eccessivo entusiasmo dopo la vittoria a Euro 2020, il pericolo della precarietà della vittoria. In Italia vinci una volta e pensi di essere arrivato”.

 

 

 

Rivera a sorpresa: “Se mi chiamano a fare il c.t. vado” 

A La Gazzetta dello Sport, Gianni Rivera ha detto così a sorpresa sulla panchina della Nazionale: “Se mi chiamano, vado subito. Anzi, mi propongo per fare il c.t. Sono qui, sono libero. Allenavo quando andavo in campo da giocatore. Perché non farlo dalla panchina? È anche più riposante. Esperienza? Non ne ho bisogno, per vent'anni ho fatto spesso l'allenatore in campo. E poi sono nato sapendo già cosa fare". Ricordando quando l'allora presidente Carlo Tavecchio propose il suo nome per la panchina dell'Italia, Rivera rimarca: "Non mi hanno preso. Si sono opposti perché non ero ancora allenatore, non avevo il patentino — conclude Rivera — Ne avevo parlato anche con Costacurta, era vice commissario Figc. Sa cosa mi ha risposto? No, Rivera, non hai abbastanza esperienza. Aveva ragione, non avevo mai giocato al calcio".

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