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Per Sgarbi anche la sorella è una capra

Invitato a parlare alla Milanesiana, il critico dà bordate all'antimafia e all'organizzatrice: sua sorella Elisabetta

Nicoletta Orlandi Posti
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  Il suo errore, alla fine forse, è stato quello di averlo invitato. Elisabetta Sgarbi non immaginava certo che la rassegna di letteratura, arte e cinema da lei ideata (la Milanesiana) si sarebbe trasformata in una invettiva contro tutti da parte del fratello. E invece così è stato. Vittorio Sgarbi, chiamato a tenere una Lectio magistralis sul patrimonio artistico della Calabria nella Sala Buzzati della Fondazione Corriere della Sera, domenica 7 luglio, non risparmiando i suoi attacchi a destra e a manca, ha finito per buttare nel calderone anche la sorella. "Il prossimo anno non vorrei esserci", ha detto alla platea della "Milanesiana" facendo riferimento alle polemiche sollevate dal Fatto sull'invito ricevuto dalla sorella Elisabetta, considerato un "fenomeno paramafioso". E proprio sulla questione mafia il "Vittorio furioso" ha dato il meglio di sè. Se l'è presa con il filosofo calabrese Nuccio Ordine, ha attaccato "quanti vogliono condannare la Calabria e la Sicilia a una immagine stereotipata che le vede terre ostaggio di ‘Ndrangheta e mafia", denunciando "l'impossibilità di riabilitare paesi e città calabresi con la cultura, l'arte e il turismo, per la sistematica diffamazione e mortificazione dei luoghi con false indagini antimafia". Non solo. Da pochi giorni neo assessore alla Rivoluzione del Comune di Baldissero d'Alba in provincia di Cuneo, Vittorio Sgarbi ha anche chiamato in causa l'ex ministro dell'Interno, il leghista Roberto Maroni, responsabile di una "politica muscolare e propagandistica contro il Sud, schiacciato sugli stereotipi della mafia". Sgarbi ha ricordato come Maroni non ha esitato a far sciogliere numerosi comuni per infiltrazioni mafiose, salvo gridare allo scandalo quando Roberto Saviano ha denunciato le infiltrazioni della mafia al Nord e le commistioni con esponenti vicini alla Lega.  

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