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Vittorio Feltri lancia la volata di Veltroni al Quirinale: "E' l'italiano perfetto"

Nicoletta Orlandi Posti
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Vittorio Feltri sponsorizza Walter Veltroni nella corsa al Quirinale. A sorpresa, questa mattina, il fondatore di Libero dedica il suo editoriale sul Giornale al totonomine su chi prenderà il posto di Giorgio Napolitano al Colle. Dopo aver spiegato perché Romano Prodi non sarà eletto, perché non vanno bene le due donne di cui si fanno i nomi in queste ore (Roberta Pinotti e Anna Finocchiaro) e aver ammesso che "il centro destra non ha - né ha mai avuto - la forza parlamentare per issare al Quirinale un uomo del proprio seme", Feltri sostiene che "occorre puntare su un tizio di sinistra, uno che però dia le garanzie di essere se non il miglior fico del bigoncio, almeno non il peggiore". Ebbene il meno peggio per Feltri sarebbe niente di meno che l'ex sindaco di Roma. "Non inorridite", dice Feltri. "Parlo con cognizione di causa. Veltroni è stato tra i più giovani dirigenti di Botteghe Oscure, quando queste esprimevano ancora i comitati centrali del Partito comunista. Ma già all' epoca egli era abbastanza paraculo - nell' accezione positiva del termine, per carità - e agiva con grande eleganza, senza mai umiliare nessuno. Morbido e garbato, fu capace di dire una cosa che in bocca a un altro avrebbe avuto il tono di una solenne presa in giro: essendo io kennediano, mi sono iscritto al Pci in quanto anticomunista. Fu talmente abile da far passare questa evidente contraddizione quale indizio di sincera democraticità. Nessuno infatti lo redarguì, nel suo e in altri partiti, per aver pronunciato una simile bischerata. Uno bravo come lui nel girare la frittata senza scottarsi non era e non è mai esistito". L'italiano perfetto - "Un italiano perfetto", insiste Feltri, "un democristiano in pectore fin dalla più giovane età, che non ha rivali nell' arte camaleontica di assumere il colore politico in voga. Lo avete mai sentito, Walterone, dire una parola storta su Matteo Renzi? La sua prudenza e conoscenza del mondo è fuori dubbio: se c' è un carro che promette di arrivare primo al traguardo, state sicuri, lui non ne ostacola mai la corsa verso il trionfo. Veltroni ha un intuito pazzesco: va sempre dalla parte del vincitore. E ha una dote: tratta gli sconfitti con umanità, pur disprezzandoli. Non li uccide, li tortura un po', poi regala lor o la patente di liberti. Non fa schiavi perché si scoccerebbe a doverli amministrare. In una circostanza, egli disse che, se avesse perso la sfida con Berlusconi alle elezioni del 2008, si sarebbe ritirato in Africa a fare del bene ai neri (non ho scritto negri) bisognosi di aiuto. Perse quella sfida, ma dimenticò l' impegno nei confronti del continente sfigato. Queste tuttavia sono sottigliezze e, alla fine, depongono a favore del kennedian-comunista per sbaglio, poiché sono la prova del suo savoir vivre". L'editoriale si conclude con un appello: "Il Paese ha bisogno di avere un proprio emblema al Quirinale. Un paraculo più educato di Veltroni non c' è, quindi che diventi presidente e morta lì. Tutti noi italioti ci specchieremo in lui, senza vergogna".

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