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I cialtroni riuniti a Bruxelles:leader Ue non decidono nulla

Tutti in coro: "Vogliamo che la Grecia resti nell'euro". Ma restano schiavi della Merkel

Andrea Tempestini
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"Vogliamo che la Grecia resti nell'euro rispettando gli impegni presi". A intonare il solito, vuoto, ritornello è il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, al termine del vertice Ue di Bruxelles, accolto ieri, mercoledì 23 maggio, da un tonfo in Borsa. Van Rompuy prosegue: "Consideriamo la crescita prioritaria, fermo restando l'impegno sulla disciplina di bilancio". Quindi Josè Mauneul Barroso, il presidente della Commissione Ue: "Dal Consiglio europeo - ha spiegato - è stato mandato un messaggio molto chiaro: staremo al fianco della Grecia come lei starà al rispoetto dei suoi impegni". Mentre l'Europa e la moneta unica stanno affondando, dal pensatoio dei leader riuniti a Bruxelles trapelano le solite, scontate, dichiarazioni. Le ricette? Per ora non ci sono. Monti: "C'è sintonia" - Secondo il premier Mario Monti con il neopresidente francese Francois Hollande c'è "sintonia, condivisione, convergenza nell'approccio" sulle misure per sostenere la crescita. I due, in un incontro bilaterale, hanno discusso degli eurobond e della possibilità di scorporare gli investimenti per le infrastrutture dal conteggio del deficit, la cosiddetta "golden rule". Convergenza sì, ma passa avanti, nessuno: sui titoli di debito comunitari non si è mossa una virgola. Le ricette anti-crisi continuano a vagare nel vuoto: ne parlano, ma non le adottano. Il 'nein' della Cancelliera - Angela Merkel continua infatti la sua personalissima guerra in trincea: sugli eurobond la posizione della cancelliera non cambia: lei dice "nein". Cambiano però gli assetti: Angela nei summit non incontra più l'inginocchiato Nicolas Sarkozy, pronta ad accondiscenderla su ogni desiderata. Ora c'è Hollande, e il tempo del "Merkozy" è ampiamente archiviato: il neopresidente vuole gli eurobond, si trova in sintonia con Brack Obama (che preme per la crescita e invoca la ricapitalizzazione delle banche europee). "Siamo pronti a discutere di Eurobond e faranno parte della discussione. È decisivo dire come la pensiamo - ha detto Hollande entrando al vertice -. È ora che si deve agire per avere la crescita". Pronta la replica della Merkel, secondo la quale le obbligazioni europee "non contribuiscono a rilanciare la crescita". E pure Rajoy... - E che la Merkel sia sempre più sola - per quanto resti la leader europea più "pesante" - è testimoniato anche dal fatto che Hollande, in treno, ha viaggiato insieme allo spagnolo Mariano Rajoy, un "popolare", ossia - tecnicamente - uno che appartiene alla stessa famiglia politica della Merkel, ma che si è espresso senza indugi a favore dei titoli di debito comuni. Ma la cancelliera non si smuove. Lei dice di no e l'Europa resta immobile. I leader si riuniscono a Bruxelles e si prodigano nelle peggiori declinazioni del teatrino di una politica continentale che non decide nulla e che accompagna il Vecchio Continente verso un rapido e inesorabile declino.

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