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Iva, un governo di kamikaze: nel 2013 ci ha fatto perdere 4 miliardi e ora la alzano

L'imposta al 21% nei primi 8 mesi dell'anno ha portato il 5,2% di guadagni in meno. Adesso è al 22%: rischiamo recessione e casse vuote

Giulio Bucchi
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Crolla il gettito dell'Iva nel 2013, aspettando tempi peggiori. Non serve un premio Nobel per l'economia per capire che, aumentando l'imposta sui consumi, il cittadino sia costretto a risparmiare maggiormente facendo arrivare meno soldi alle casse dello Stato. Eppure, passano i governi ma la ricetta italica è sempre la stessa: se le tasche sono vuote, allora si alza l'aliquota. Con effetto-kamikzae, evidentemente. In attesa di conoscere i dati tra qualche mese, quando l'Iva sarà al 22%, nei primi mesi del 2013 l'imposta (ancora al 21%) ha portato allo Stato il 5,2% di guadagni in meno, pari a 3,7 miliardi.  Pioggia di tasse - I dati, rilancia il Codacons, "dimostrano una volta per tutte che la stima di gettito fatta dal Governo, secondo il quale grazie all'aliquota Iva al 22% si incasserà 1 miliardo in più nel 2013 e 4 nel 2014, è una favoletta raccontata agli italiani e, soprattutto, all'Europa". Secondo Adusbef e Federconsumatori, la perdita entro fine anno potrebbe oscillare tra i 5,5 ed i 6 miliardi, se il Governo non revoca l'aumento dell'imposta al 22 per cento. Il dato che dovrebbe far riflettere tecnici e ministri è soprattutto uno: il gettito delle entrate tributarie dei primi otto mesi del 2013, pur in presenza di una congiuntura economica negativa, risulta sostanzialmente invariato rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Entrate per 267.964 milioni di euro (-722 milioni, pari a -0,3% rispetto allo stesso periodo del 2012). Segno che, nonostante la crisi, qualche segnale di ripresa (specie sul fronte della lotta all'evasione, con introiti saliti del 2,3%, di 107 milioni di euro) c'è. Calcando sull'Iva, però, si rimetterebbe pericolosamente in moto il meccanismo della recessione, l'unica cosa che non occorre alla malandata economia italiana. E a risentirne nel 2013 sono stati tanto il prelievo sugli scambi interni (-2,0%) quanto quello sulle importazioni (-22,1%). In un clima, peraltro, di rafforzamento della pressione fiscale, salita di 3,4 miliardi (solo l'Ires è cresciuta del 7,5%, di 1,3 miliardi).

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