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Angela Merkel confessa: come e perché ha coperto Vladimir Putin. "Ci odiava e..."

Fausto Carioti
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In uno dei cablogrammi segreti che la diplomazia statunitense inviò a Washington nel 2008, diventato pubblico grazie a WikiLeaks, si leggeva che «Medvedev interpreta Robin nel Batman di Putin». L'allievo e l'apprendista succube, dunque. Vale anche per la professione d'odio. Ciò che Dmitry Medvedev, ex primo ministro della Russia, ha detto l'altro giorno di noialtri occidentali («Li odio. Sono dei bastardi e dei degenerati. E finché sarò vivo farò di tutto per farli sparire», eccetera), corrisponde esattamente al pensiero del suo mentore. È stata Angela Merkel a raccontare di aver colto subito, sin dai primi incontri, questo aspetto di Putin. «Odiava» la democrazia occidentale e voleva «distruggere» l'Unione europea, ha raccontato l'ex cancelliera martedì sera, nella sua prima intervista dopo aver abbandonato l'incarico. Purtroppo, questa consapevolezza non la spinse a trattare Putin nel modo in cui meritava.

 

 

È accaduto l'esatto contrario, infatti: durante i suoi sedici anni di mandato ha provato in tutti i modi ad accontentarlo, inanellando favori politici ed economici alla Russia. Tanto che la testata online Politico.eu, poche settimane fa, l'ha messa in cima all'elenco degli «utili idioti tedeschi di Putin», per «l'errore catastrofico che le farà guadagnare un posto nel pantheon dell'ingenuità politica al fianco di Neville Chamberlain». Eppure lei rivendica tutto e non si pente di nulla. Nemmeno adesso, dopo l'invasione dell'Ucraina. È successo nel teatro Berliner Ensemble, quello dove Bertolt Brecht mise in scena per la prima volta "L'Opera da tre soldi". La Merkel è impegnata a promuovere il proprio libro, "Was also ist mein Land?" ("Allora, qual è il mio Paese?"), raccolta di tre discorsi uscita qualche mese fa.

 

 

A intervistarla sul palco c'è Alexander Osang, giornalista del settimanale Der Spiegel. Argomento obbligato: Putin, la guerra e i rapporti tra i due leader. La sua condanna dell'invasione dell'Ucraina è netta, e ci mancherebbe. «È una violazione di tutte le leggi internazionali e di tutto ciò che in Europa ci permette di vivere in pace», dice la Merkel. Eppure, tra tutti i leader, lei era quella che - per sua stessa ammissione - aveva capito le intenzioni di Putin. Ha ricordato il vertice che nel 2007 i due ebbero nella residenza del presidente russo a Sochi, quando lui, conoscendo il terrore di lei per i cani, la fece avvicinare - raggelandola - dalla sua labrador nera, davanti a cameraman e fotografi. Putin le disse che il crollo dell'Urss era stato «il peggior evento del ventesimo secolo», lei gli rispose di aver accolto la caduta del Muro come la conquista della libertà. Era ovvio già allora, ha ammesso, che tra loro c'era una «grande discrepanza». Anche perché Putin, ha proseguito, «odiava» il modello occidentale di democrazia e voleva «distruggere» la Ue. E proprio questa avversione, secondo la Merkel, spiega la decisione del presidente russo di invadere l'Ucraina: «Il suo obiettivo geopolitico è impedire a un Paese vicino di scegliere un altro modello, che ritiene influenzato dall'Occidente».

 

 

Ma allora, se la cancelliera aveva subito inquadrato così bene il personaggio ed individuato nell'odio per l'Occidente la molla che lo spingeva, perché è stata per tre lustri la sua migliore partner su questo fronte? Perché nel 2008 lei si oppose al piano che avrebbe consentito alla Georgia e all'Ucraina di entrare nella Nato entro cinque-dieci anni, rendendo evidente agli occhi di Putin che il blocco atlantico si sarebbe diviso in caso di aggressione russa ai due Paesi? Perché, d'intesa con lui, ha scelto di costruire il gasdotto Nord Stream 2, completato negli ultimi giorni del suo mandato, che se fosse entrato in funzione avrebbe raddoppiato la dipendenza tedesca dal gas russo? La Merkel non ha dato spiegazioni convincenti. L'assoluzione che concede a se stessa è però completa: «La diplomazia non è sbagliata solo perché non ha funzionato. Quindi non vedo perché dovrei dire che ciò che ho fatto era sbagliato e non mi scuserò per questo».

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