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Baby squillo, la madre alla figlia: "Muoviti oggi, ho bisogno di soldi"

Francesco Rigoni
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Roma, Italia, anno domini duemilaquattordici. Una madre chiama al cellulare la figlia quattordicenne: "Senti un po', tu non te movi oggi? E come facciamo? Perché io sto a corto, dobbiamo recuperà. Ma ce la facciamo a recuperare sta settimana?". La madre si preoccupa della figlia, che tenerezza, e la figlia si fa carico dei problemi economici della famiglia, che senso di responsabilità. Peccato che il lavoro trovato dalla ragazzina per dare una mano a casa fosse il lavoro più antico del mondo. La quattordicenne è la più piccola tra le baby prostitute dei Parioli, il quartiere della Roma bene. La telefonata era stata intercettata dai Carabinieri. "Assenza di valori" - La motivazione della sentenza di primo grado - di cui oggi Il Tempo pubblica alcuni stralci - è lunga 90 pagine. Il giudice per le udienze preliminari Costantino De Robbio è durissimo: "La ragione del micidiale incrocio di vulnerabilità e assenza di valori che costituisce l'humus della vicenda è probabilmente dovuto all'incredibile indifferenza mostrata dalle persone a cui era naturalmente e istituzionalmente affidata la cura della crescita e dell'istruzione delle due ragazzine. Si fa riferimento - scrive ancora il Gup - alla madre (della più giovane delle due) che per lungo tempo ha ricevuto dalla figlia 14enne versamenti quotidiani di denaro ed ha scelto di non farsi domande sulla provenienza del denaro, non solo prendendo atto della circostanza ma cominciando ben presto a fare conto su quel denaro la cui provenienza illecita era più che evidente, e giungendo infine a sollecitarne i versamenti". Sempre e comunque - La madre non solo sapeva, ma era la prima ad incitare la figlia a prostituirsi. E se la quattordicenne, per esempio, non se la fosse sentita? O se avesse presentato dei malesseri? Lo stesso: i versamenti di denaro dovevano avvenire in continuazione. La madre si allarmava quando gli "introiti" diminuivano, perché ormai quei soldi erano diventati parte integrante delle entrate di famiglia. I solleciti della madre non conoscevano ostacoli. Infatti il giudice sottolinea che non "solo la discesa della 14enne nel mondo della prostituzione minorile non è avvenuta all'insaputa della madre, ma è stata da questi incoraggiata per fini economici poiché sui proventi dei rapporti sessuali della figlia, la madre faceva affidamento tanto da allarmarsi per la sospensione degli introiti, pur se tale sospensione era dovuta a ragioni naturali e più che prevedibili". Agghiacciante. I mostri - Questa vicenda è piena di mostri: oltre alla madre/matrona ruffiana ci sono i papponi che si facevano la guerra per gestire le due minorenni e i bavosi clienti avidi di mettere le sudicie mani sulle ragazzine, che nell'ambiente venivano evidentemente ritenute pezzi pregiati, secondo quanto emerge dalle parole del giudice: "la loro giovane età è anzi sempre vista come fonte di maggiore attrattiva 'commerciale' e dunque di guadagno per gli sfruttatori Mirko Ieni e Nunzio Pizzacalla e di piacere sessuale per gli altri". Fiore sciupato - L'ambiente che viene descritto nella motivazione della sentenza è schifoso e ributtante: adulti che sfuttano spudoratamente - senza remore nè scrupolo alcuno - il fiore della gioventù proprio nel momento in cui sboccia meravigliosamente, nel momento in cui è contemporaneamente più bello e più fragile. Secondo il giudice "Emerge un desolante quadro di superficialità e cinismo, che accomuna organizzatori della prostituzione minorile e clienti, nel consapevole intento di approfittare per il proprio tornaconto (sia esso economico o di soddisfacimento della libido sessuale) dell'evidente incapacità delle due ragazzine di rendersi pienamente conto delle conseguenze di ciò che stavano compiendo". "In nessuna delle numerosissime conversazioni degli imputati - prosegue il Gup - emerge alcuna preoccupazione o scrupolo in relazione alla scelta di indurre alla prostituzione delle ragazzine da poco uscite dalle scuole medie". di Francesco Rigoni @ce_rigoni

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