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Massimo Bossetti, l'inquietante sfogo a poche ore dalla Cassazione: "Disumano. Ora, vi prego..."

Davide Locano
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Oggi, venerdì 12 ottobre, è il giorno della sentenza per Massimo Bossetti in Cassazione. Due le possibilità: conferma dell'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, oppure un nuovo processo, nel caso in cui vengano accolte le istanze e le prove presentate dalla difesa. Uno snodo cruciale, forse definitivo, per uno dei casi di cronaca nera più seguiti e controversi degli ultimi anni. E a poche ore dalla sentenza, filtrano le parole pronunciate da Bossetti dall'interno del carcere. Una sorta di ultimo e disperato appello ai giudici. Leggi anche: "Chi ha ucciso Yara": telefonata-bomba su Canale 5 poco prima della sentenza "Ho molta fiducia e speranza nella Cassazione e mi auguro, con tutto me stesso, che mi venga concessa la ripetizione sul Dna, perché se solo, per l'ennesima volta, mi venisse negata, sarebbe una disumana, ingiusta, ulteriore crudeltà, visto che da anni insistentemente, non ho mai smesso di imploro, supplicando nel ripetere. È l'unica cosa che da anni chiedo e niente più. Siamo o no tutti alla ricerca della verità? Allora che mi venga concessa - continua Bossetti -, perché lo si deve a Yara e anche a tutti noi che abbiamo trepidato per la sua sorte". Parole vibranti, disperate, quelle pronunciate da Bossetti in cella. Tutto, come è noto, gravita alla possibilità di ripetere il test del Dna trovato sugli slip della 13enne di Brembate di Sopra, la prova fondante dell'accusa e alla base delle due sentenze di condanna. La prova che, però, è anche l'architrave del ricorso della difesa, che insiste sulla richiesta di nuovi esami.

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