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Generale Figliuolo "sotto processo", disastro sui vaccini: mancano le dosi, cosa ti rispondono se prenoti oggi

Claudia Osmetti
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Rimandati a settembre, l'odissea per i "ritardatari" che cercano di prenotare adesso la prima dose del vaccino anti-coronavirus è appena cominciata. Chiariamo subito: non è colpa delle Regioni che, ovunque, stan facendo i salti mortali per coprire i buchi e aprire nuovi slot. Prendi il caso della Lombardia: situazione modello (checché se ne dica), con numeri record oltre le centomila ( inoculazioni al giorno e un calendario talmente zeppo di appuntamenti che è difficile trovar posto, figuriamoci in tempo per il 5 agosto quando il green pass diventerà obbligatorio per mangiare una pizza seduti al ristorante. È che uno ci prova: si collega al portale, la tessera sanitaria in una mano e l'agenda nell'altra, carica i suoi dati e gli dicono che, con ogni probabilità, dovrà aspettare la fine dell'estate. C'è chi si è sentito rispondere: si tenga libero il 2 settembre. Va bene, ma nel frattempo? Cinema, palestra, stadio: tutto "vietato"? Mica l'ha deciso il Pirellone. Anzi, l'assessore al Welfare Moratti e i suoi fanno l'impossibile per far quadrare il cerchio, però è difficile. Fino a martedì scorso, facendo affidamento sulle scorte che arrivano da Roma, avevano aperte circa 30mila posizioni per soddisfare le nuove vaccinazioni entro agosto, adesso ne han trovate altre 50mila. Un piccolo miracolo. Tutti gli altri, però, slitteranno a dopo le ferie: «La priorità è concludere i cicli di chi sta aspettando il richiamo», ci raccontano da Regione Lombardia in questi giorni, «con quello che abbiamo, più di così non possiamo fare». Sarebbe da sciocchi mettere a rischio chi aspetta la seconda dose, giusto. E sarebbe ancora più da sciocchi fare i conti senza l'oste, promettendo quel che non è proprio possibile soddisfare.

 

 

 

 

 

 

DOPO LE FERIE - In Veneto si viaggia, più o meno, sullo stesso binario: «Da qui al 9 settembre abbiamo in programma 270mila slot», dicono dalla Regione di Luca Zaia, «che copriranno sia i richiami sia le nuove vaccinazioni». Sapere quanto pesa, la lunga attesa, a Verona e dintorni, specie per chi deve ancora ricevere la prima punturina salva-pelle, è un terno al lotto. Ma si può far di conto: il 59,1 per cento dei veneti ha già ricevuto almeno una dose, in 270mila (son 6.750 al giorno) troveranno posto nel prossimo mese e mezzo e per gli altri si vedrà. La domanda, a questo punto, sorge spontanea: se la Lombardia, che a ieri segnava la miglior performance nazionale sui dati della vaccinazione, è in queste faccende affaccendate, se pure il Veneto, che macina risultati record uno sull'altro, non naviga in acque migliori, a livello generale, come siamo messi? Sul Covid «hanno retto le Regioni perché lo Stato italiano non esiste, il ministero della Salute in pratica è stato sciolto», ha bofonchiato, lunedì, il governatore della Campania Vincenzo De Luca, prendendosela con il commissario dell'emergenza, il generale Figliuolo: «Ci ha raccontato che a luglio avremmo avuto tutti i vaccini necessari, sappiamo che non è così perché quelli disponibili servono solo a fare le secondi dosi, non ne abbiamo altri». Il nodo è proprio questo: a Napoli (ma lo stesso discorso vale per il resto d'Italia) il 90 per cento pania è stata penalizzata fin da subito in fatto di invii e approvvigionamenti», aggiungono dall'ufficio di De Luca, «a luglio, poi, sono state tagliate le scorte, anche del 40 per cento e questo non ha aiutato. Noi stiamo cercando di garantire un facile accesso a chiunque, con un occhio di riguardo per i ragazzi tra i dodici e i diciannove anni, in vista dell'anno scolastico». Ma, intanto, a Castellammare (scrive la stampa locale) sabato e domenica chiuderanno i cancelli del centro vaccinale perché non ci sono le fiale da somministrare, a Santa Maria La Carità, nell'area metropolitana partenopea, idem.

 

 

 

 

 



MATASSE DA SBROGLIARE - Per il resto, ogni Asl cerca di sbrogliare la matassa a modo suo: nell'ultima settimana, a Parma, son state fatte oltre 3.700 richieste di prime dosi, mercoledì hanno aggiunto 2.800 appuntamenti (da fine mese); a Nichelino, in provincia di Torino, pochi giorni fa, è saltato l'open-night vaccinale, l'evento che consente di metterci il braccio senza metterci la prenotazione, perché le scorte eran risicate e l'azienda sanitaria del territorio ha deciso di dare la «precedenza alle somministrazioni delle seconde dosi che vengono effettuate in regime di hub diurno». Il solito ritornello. Quasi 29 milioni di italiani han già completato l'iter vaccinale (aggiungono, invece, i dati freschi freschi del ministero della Salute), per un totale di 63.514.827 somministrazioni e 68.505.805 vaccini già distribuiti: ossia la quasi totalità. Dallo staff del generale Figiuolo fanno sapere che gli approvvigionamenti non han subito contraccolpi, che non ci sono ritardi sulle consegne e che «è tutto regolare», come da programma. Peccato soltanto che, ora, di mezzo ci si mettano le richieste - e son già parecchie: in Lombardia, in due giorni, se contano quasi 50mila - di chi arriva all'ultimo minuto. Benedetto green pass.

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