Clima, l'ultima sparata: il caldo colpisce i poveri più dei ricchi

Ecco il rapporto sulle periferie dove si sarebbero raggiunti gli 85 gradi. Nuove frontiere ambientaliste: il global worming picchia duro sui meno abbienti. Almeno secondo loro...
di Alessandro Gonzatovenerdì 25 luglio 2025
Clima, l'ultima sparata: il caldo colpisce i poveri più dei ricchi
3' di lettura

C’è questo rapporto destinato a sconvolgere gli equilibri sociopolitici financo finanziari: rivelazioni sugli Ufo e l’Area 51? No. La prova che il Covid l’ha diffuso scientemente la Cina? Macché! Finalmente è stato decifrato il concetto schleiniano dell’«intersezionalità» applicata al progressismo e decriptato il significato, anch’esso ellyano, di «un Partito democratico che va verso un futuro che grazie anche alle nuove norme europee sempre più investa e costruisca dei cicli positivi, diciamo della circolarità uscendo dal modello lineare»? Di più.

Legambiente ha diffuso i risultati dell’indagine “Cooling poverty” – si legge cùlin, “povertà da raffreddamento” – secondo cui nei quartieri popolari fa un caldo tremendo mentre in quelli più benestanti si sopravvive anche senza infilarsi i ghiaccioli nelle mutande, indipendentemente dal gusto. Dubitate di tale scoperta? Fate bene, ma ve la sottoponiamo comunque e con dovizia di particolari.

«Il caldo», informa il rapporto, «non colpisce tutti allo stesso modo. Nei quartieri popolari di Milano, dove mancano alberi e soluzioni di raffrescamento, le temperature salgono fino a livelli estremi». Vengono citati i quartieri di Corvetto e Argonne: il primo più umile e colmo di maranza (i teppistelli di seconda-terza de-generazione che inciampano nel cavallo dei pantaloni), il secondo vicino alla moderna Città Studi e decisamente più maranza free.

«Il 15 e 16 luglio, a Corvetto, lo scivolo dell’area giochi in piazzale Gabriele Rosa ha toccato i 57 gradi, il pavimento su gomma 76, l’altalena 63. Su 36 strutture mappate, il 55,5% è esposto al sole nelle ore più calde». E ad Argonne? Qui «la percentuale di esposizione al sole scende al 10% ma», attenzione-attenzione, «le temperature no». Ma come: non hanno appena sentenziato che con più ombra, quindi nelle zone più ricche, non si cuoce? E invece «in piazza Guardi», dunque ad Argonne, «il pavimento ha superato gli 85 gradi (9 in più della zona “povera”, ndr) e nei giardini si arriva a 75». Forse c’è della confusione negli estensori dei tale documento. Non dubitiamo della professionalità, sennonché setacciando giostrine e asfalto con la loro termocamera – come i Ghostbusters col rilevatore di energia psicocinetica – i ricercatori devono aver sottovalutato «gli effetti del caldo» che giustamente denunciano.

Un attimo: gli acchiappa-ombra tornano sui propri passi, non sappiamo quanto volontariamente: «Questa è una piccolissima differenza, ma abbiamo visto che mancano, anche a Corvetto, più zone dove ci si può riparare (...) I tappetini morbidi, che fanno la felicità dei bambini, sono dei ricettori di calore». Ora: se vale il sempreverde consiglio agli anziani di non uscire alle due del pomeriggio con la calura ed evitare di ingollare whisky al posto dell’acqua, lo stesso dovrebbe valere per gli infanti, Jack Daniel’s a parte. Inoltre piazzare un bambino sullo scivolo col solleone non ci sembra una pensata meritevole della palma di “genitore dell’anno”. Chissenefrega. «Milano», si legge nel rapporto, «paga sempre di più il prezzo della crisi climatica». Ci meravigliamo che il “verde” Angelo Bonelli non abbia ancora presentato un esposto in Procura, oggetto “altalene, dondoli e cavallini a molla bollenti”, ma potrebbe aver sopperito alla mancanza mentre scriviamo.

Consigliamo comunque ai tecnici di Legambiente di misurare la temperatura pure sulle seguenti superfici: cofano dell’auto, sella del motorino, materassino abbandonato sulla sabbia. Potrebbe risultare che il 15 e 16 luglio anche lì sopra faccia piuttosto caldo. Che il cùlin sia di un ricco o di un povero.

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