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Romina Power "sistema" John Travolta: "Cosa penso di lui"

Daniele Priori
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A Festival appena concluso e polemiche ancora più che aperte, parla con Libero Romina Power, colei che per prima, quarant’anni fa, ha prestato la voce e il corpo al Ballo del qua qua. Tornata in Italia da ormai quattro anni, la cantante e attrice statunitense ci regala una sua lezione americana sulla leggerezza, sull’ironia che John Travolta di fronte al teatro Ariston non è riuscito a interpretare. Ma tanti altri artisti americani sì. Prima però di addentrarci nei racconti, un commento al Sanremo appena concluso ci sta.

Cosa pensa della vittoria di Angelina Mango?
«Penso che sia meritatissima. Io l’avevo predetta sin dalla prima serata. Mi ha molto divertito l’interpretazione di Fiorello del Ballo del qua qua e penso che d’ora in poi la canterò così».

Si è parlato tanto del Ballo del qua qua. Cosa pensa della reazione di John Travolta e di tutte le polemiche che sono seguite?
«Penso che si esageri con le polemiche. Sicuramente voleva essere un momento leggero, spiritoso. Forse Travolta non era il personaggio adatto. All’estero questa canzone, comunque non viene vista con lo snobismo con cui viene percepita qui in Italia per un certo tipo di pubblico».

Peraltro Il ballo del qua qua è famoso anche negli USA o ricordiamo male?
«Beyoncé l’ha ballata in un suo concerto, Kabir Bedi l’ha ballata con me, ci sono riferimenti a quella canzone in varie serie televisive americane. A me venne proposta per i bambini, e,siccome all’epoca ne avevo due piccoli, mi divertiva l’idea. Dopo l’enorme successo, volevano che io continuassi su quella linea, ma mi sono rifiutata».

Un Festival, Sanremo, che esattamente 40 anni fa incoronava vincitori proprio lei e Al Bano con Ci sarà. Quanto ha influito Sanremo sul successo del vostro duo e, si può ben dire, della vostra coppia?
«Ha influito nel senso che ogni anno a febbraio se ne riparla. Ma appena vinto il Festival, nell’84, andammo in tournée in Spagna e poi altri paesi all’estero. Forse Felicità di due anni prima è stato ed è ancora il nostro successo più internazionale».

Ecco. Come famiglia, voi avete mai sentito il peso, la responsabilità o la gioia di essere considerati un vero e proprio modello per tante famiglie italiane di allora?
«Nessun peso, nessuna responsabilità. Eravamo una famiglia unita, felice e basta».

Proprio Il ballo del qua qua la avvicinò tantissimo al mondo dei bambini nati tra gli anni 70 e 80. Lei anche era una giovane mamma. Che ricordi ha di quell’Italia e di quel modello di famiglia capace di restare unita nonostante tutto?
«Io penso che ancora oggi la famiglia sia importante in Italia, anche se si è forse un po’... allargata. Comunque ricordo con molta nostalgia l’Italia degli anni ‘60 e ‘70. Era un Italia felice, la gente stava bene. Tutti stavano bene. Con chiunque io parli sono tutti d’accordo sul fatto che, da quando è stato introdotto l’Euro, sono incominciati i tempi duri. E ora sono solo peggiorati. Sono più le società che chiudono rispetto a quelle che aprono. Peccato! Ma se un Paese per una settimana all’anno pensa alle canzoni, ai sentimenti, alla musica, significa che c’è ancora la speranza che ci possa essere un mondo migliore».

C’era davvero quella Felicità che cantavate voi o già nelle famiglie covava sotto la crisi che poi si è manifestata negli anni sempre più forte?
«Anche se quella canzone non l’abbiamo scritta noi, la felicità c’era davvero».

Di suo padre Tyrone Power, eroe del cinema hollywoodiano non ha ricordi. O meglio ne ha ricostruito uno in maniera giornalistica o letteraria scrivendo un libro. Sua mamma Linda Christian invece ha avuto una vita lunga quasi 90 anni, gli ultimi dei quali li ha trascorsi proprio assieme a lei tornata negli Stati Uniti nel 2007. Cosa ricorda di quel ritorno a casa?
«Sono stati molto importanti quegli anni in cui sono rimasta da sola accanto a mia madre prima che lasciasse il corpo. Ho sfogliato i suoi album di fotografie, i suoi ricordi. Quanta gente, quanti amori, quanti amici Ma durante gli anni passati con lei si contavano sulle dita di una mano. Quel periodo mi ha ispirato un altro libro, Ti prendo per mano».

Proprio in quegli anni il suo Paese, gli USA, ci hanno mostrato due volti: la storica elezione del primo afroamericano alla Casa Bianca e poi l’elezione di Trump. Da americana d’Italia come ci spiega queste due foto così diverse del suo Paese?
«Io, inizialmente non approvavo Trump. Ma durante la sua presidenza non è stata provocata nessuna guerra e lui non è mai andato all’isola di Jeffrey Epstein. Non voglio aggiungere altro...».

Oggi, Romina, da artista e da donna, come descriverebbe la parola futuro accostata al suo nome?
«La parola che accosterei al mio nome rispetto al futuro è incognita».

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