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Feltri, ecco la verità nascosta agli italiani: "Riina capo della mafia? Al massimo era..."

Alessandra Menzani
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Totò Riina ha tirato le cuoia dopo anni e anni, 24, di carcere duro, il famigerato 41 bis, che prevede torture indegne di un Paese civile: isolamento perenne diurno e notturno, sepoltura in una cella interrata, telecamere puntate sul detenuto anche quando questi è al cesso. Un regime simile fa orrore. Meglio la pena di morte che almeno è risolutiva anche se noi siamo contrari ad essa, essendo figli illegittimi di Cesare Beccaria. Riina era un canchero mafioso? Probabile. Ma non mi pare abbia ammesso di aver compiuto tutti i crimini di cui è stato accusato. Si è comunque beccato una ventina ed oltre di ergastoli. Per cui non ci passa per la testa l'idea di difenderlo. Diciamo soltanto che quando un uomo, per quanto di merda, arriva a 87 anni e non sta più in piedi, merita, se non lo si è ucciso, un minimo di pietà umana. Invece lo hanno lasciato crepare come un cane investito sull'autostrada, senza assistenza, lontano dai suoi famigliari, solitudine assoluta. Neanche un prete accanto al suo letto. Era un assassino spietato?  Forse sì. Forse. Ma non era un buon motivo per trattarlo come lui trattava le sue vittime, altrimenti lo Stato si è comportato peggio, con la sua stessa crudeltà. Ma il punto è un altro. Riina è stato additato quale capo assoluto della Piovra. Occhio. Questo uomo era analfabeta, a fatica riusciva a scrivere la sua firma. Nonostante ciò, sarebbe stato capace di organizzare delle stragi - e fin qui si può capire - e persino di comandare un esercito di picciotti, tutti ai suoi piedi, pronti a eseguire i suoi ordini per servire i supremi interessi miliardari della criminalità organizzata. Al cui vertice c'era appunto Totò, l'analfabeta, arrestato dopo decenni di latitanza a due passi da casa sua. Vi pare possibile che un individuo così incolto e impreparato sia stato in grado di tenere in scacco le Forze dell'Ordine per lustri e lustri, riuscendo a farle fesse con estrema facilità? Qualcosa non torna. Si è sempre detto che la mafia si giova di cervelli fini e di manovali ubbidienti. Se è davvero così, come si può pensare che la mente dominante dell'onorata società fosse quella di un ometto senz'arte né parte quale Riina? Costui era al vertice della cupola? Non ci crediamo. Se fosse così dovremmo aggiungere che magistrati, poliziotti e carabinieri si sono fatti buggerare a lungo da un illetterato, ma più intelligente di loro. Agli inquirenti dovremmo assegnare un diploma di inettitudine. Come essi hanno potuto soccombere a un personaggetto tanto modesto eppure in grado di ammazzare decine di individui? O gli uomini addetti alla sicurezza sono stati stupidi oppure sopra a Totò, a menare le danze, vi erano soggetti ben superiori a lui. Esemplifico. Se Riina, analfabeta, era il deus ex machina della mafia vuol dire che la mafia era poca cosa e allora andava sconfitta in tre giorni, se invece essa è una struttura seria e indistruttibile significa che Totò non era in grado di esserne il timoniere, ma soltanto un bracciante di basso livello che fece carriera in veste di killer. Non ci vengano a dire che egli fosse un dirigente di Cosa Nostra. Non siamo beoti. di Vittorio Feltri  

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