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Un nuovo crac da 86 miliardi di euro: 2016, perché l'euro rischia il collasso

Andrea Tempestini
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Era lo scorso 5 luglio quando sembrava che per l'Eurozona il peggio fosse alle spalle. La Grecia, chiamata al referendum, accettava gli aiuti di Bruxelles in cambio di riforme al termine di un drammatico braccio di ferro. Si temeva, infatti, l'uscita di Atene dall'euro con le imprevedibili conseguenze che potevano derivarne. Negli ultimi sei mesi, con la complicità di altre emergenze (immigrazione e terrorismo su tutte), in Europa, della Grecia, non si è quasi più parlato. Ma il caso, nel 2016, potrebbe tornare al centro dell'attenzione. Forse, l'eventualità di un addio all'euro di Atene è scongiurata, ma come ricorda in un'analisi il Corriere della Sera è possibile che, a breve, il programma di salvataggio da 86 miliardi in tre anni concordato a fine estate fallisca. 2016, cosa temete di più: terrorismo o crisi dell'euro? Vota il sondaggio di Liberoquotidiano.it Il punto è che sempre più elettori europei soffrono questa Europa. Si pensi alla Spagna e al Portogallo, su tutti, dove le recenti elezioni hanno creato situazioni politiche traballanti e governi instabili. Insomma, la convinzione che riforme strutturali, lacrime e sangue possano davvero aiutare ad uscire dalla crisi è sempre più minoritaria. E in un contesto in cui Madrid e Lisbona potrebbero vacillare, ovvero sottrarsi ai loro impegni, non è arduo ipotizzare che lo stesso possa fare Atene. Questo per diverse ragioni: la frustrazione di un Paese umiliato, la scarsa capacità di cambiare dimostrata dalla Grecia negli ultimi anni e, soprattutto, una grossa fetta di parlamentari scettici sul programma di salvataggio. Poi c'è Alexis Tsipras, il premier, secondo il quale entro marzo sarà possibile togliere i controlli di capitale che la Grecia si trascina dalla scorsa estate. E ancora, Tsipras assicura che il programma di riforme sarà realizzato al 70% entro pochi mesi e che alla fine del 2016 Atene avrà riconquistato la fiducia dei mercati. Ma perché ciò avvenga è necessario alleggerire il debito, oggi superiore al 170 per cento. Tagliarlo, dunque. Trattare ancora con l'Europa, senza alcuna garanzia di ottenere nessun risultato. Le sorprese greche, insomma, nei prossimi mesi potrebbero non mancare, con le stesse imprevedibili conseguenze per l'Eurozona che avrebbe potuto avere la Grexit della scorsa estate.

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